La depressione è il disturbo dell’umore più diffuso nel mondo e che manifesta una costante evoluzione in crescendo, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede possa divenire a livello globale la seconda causa di malattia dopo le patologie cardiovascolari entro il 2020.

Secondo un sondaggio redatto per la conferenza di Bruxelles (2008) del Patto Europeo per la Salute Mentale ed il Benessere, l’Italia è maglia nera in Europa per numero di persone colpite da questa malattia. E’ auspicabile pensare che la crisi socio-economica nella quale tutt’ora siamo coinvolti non abbia aiutato a produrre inversioni di tendenza, anzi…

Nel Belpaese almeno 1.5 milioni di persone soffrono di depressione ed il 10% dell’intera popolazione italiana ha sofferto nell’arco della propria vita di un’insorgenza depressiva che ha minato per un periodo più o meno lungo–e con ripercussioni spesso cronicizzate – la qualità della vita delle singole esistenze di coloro che ne sono stati affetti.

Se negli anni precedenti la crisi economica la popolazione più colpita da depressione era soprattutto quella anziana, da qualche anno a questa parte si riscontra una generalizzazione di eventi depressivi ed umorali che riguardano trasversalmente un po’ tutte le fasce della popolazione, dai giovani, sempre più fragili e disorientati, spinti da una certa “cultura” a perseguire mode, tendenze e stili di vita al limite del distruttivo, fino agli adulti che si trovano ad affrontare (spesso senza il necessario sostegno e supporto) problemi come la perdita del lavoro, difficoltà nelle relazioni interpersonali, divorzi, lutti e quant’altro.

Qualunque sia la causa che determina un episodio depressivo, la naturale manifestazione di questa patologia è sempre riconducibile alla tendenza all’isolamento ed a innescare reazioni ansiogene, comportamentali ed umorali che tendono ad allontanarsi dal resto del mondo e da qualsiasi relazione d’aiuto.

Un aiuto concreto per superare il malessere

equitazione-e-depressioneIl cavallo rappresenta una terapia naturale a sostegno di chi è soggetto a disturbi depressivi: certamente non è la cura che risolve da sola il problema ma, unita alle terapie tradizionali, può accelerare il processo di guarigione e fornire benefici significativi.

L’equitazione, o meglio, il rapporto con il cavallo è in grado di sviluppare una sensazione diversa nei pazienti con disturbi depressivi, mettendoli in condizione di riprendere il contatto con la realtà e rimettere in gioco processi affettivo-empatici che sono alla base di una relazione che sviluppa attivazione ed interesse verso l’esterno, permettendo così di distogliere l’attenzione da un problema ritenuto insuperabile.

Elemento caratterizzante del disturbo depressivo è la perdita dell’interesse o piacere in attività precedentemente preferite.

Proporre ad una persona depressa di partecipare ad un percorso di equitazione integrata® e di presa in carico del cavallo (nella sua cura, alimentazione e gestione generale) oltre ad innescare una nuova situazione, spesso piacevole per la non “eccessiva propositività” dell’animale, fornirà al praticante una interessante dose di incoraggiamento e desiderio di partecipazione attiva. Questo grazie al clima informale ed al contesto equestre che di per sé è demedicalizzato e normalizzante, quindi neutro.

Ovviamente tutto ciò può realizzarsi se vi è quella minima potenzialità di attenzione da parte della persona verso il cavallo, e se il tecnico deputato alla mediazione tra cavallo e cavaliere è in grado di facilitare empaticamente la relazione tra i due  protagonisti dell’incontro.

Non da ultimo, anche il cavallo deve fare la sua parte, con una indole accogliente e disponibile alla relazione con una persona fragile, mettendola in condizione di sviluppare progressivamente un’alleanza affettivo-emozionale che possa aiutare al miglioramento della qualità della vita del cavaliere, magari supportandolo a riprendere interesse alla vita non solo nel contesto di maneggio, ma anche e soprattutto nei differenti ambiti dove la persona vive.