Durante un intervento mediato dal cavallo molto spesso capita di assistere a momenti di timore che spaventano il nostro utente a causa di situazioni impreviste che inducono l’animale a reazioni istintuali: irrigidimento, fermate improvvise o deviazioni, movimenti repentini dell’incollatura o degli arti…

Il cavallo è un animale che per natura è soggetto a spaventarsi ed a tendere alla fuga di fronte ad eventi che reputa potenzialmente pericolosi.

Nessun centro di ippoterapia è esente da queste situazioni. Certamente si può lavorare per ridurre la probabilità che si verifichino eventi ansiogeni (lasciamo stare quelli pericolosi per i quali bisognerebbe essere ancor più rigidi) non solo attuando opportune procedure interne ed esterne al campo di lavoro atte a rendere l’ambiente il più tranquillo possibile, ma anche scegliendo i cavalli più idonei per indole, mole ed età.
E’ inoltre possibile lavorare su una loro sempre maggiore affidabilità attraverso una specifica desensibilizzazione ed un regolare programma di allenamento e sgambatura.

Al netto di quanto sopra accennato, vi sono una serie di situazioni che possono mettere a disagio il nostro cavaliere e che rischiano di inibirlo nell’interazione con l’animale o con i tecnici con i quali lavora; situazioni che non necessariamente debbono ricondursi a spavento ed istinto alla fuga del cavallo, ma semplici movimenti più o meno volontari derivanti dall’essere vivo ed interagente con il mondo circostante.

Tra le tante cause che introducono questi eventi può essere menzionata una cattiva gestione del cavallo da parte di colui che deputato a condurlo da terra . Chiunque monti in sella regolarmente o abbia a che fare con i cavalli conosce bene cosa significa conduzione a mano: portare in giro il quadrupede, standogli al fianco per mezzo della capezza e longhina o attraverso le redini.

Una volta ottenuta una certa manualità nelle azioni da eseguire e conoscendo l’esatta posizione da assumere intorno all’animale non è poi così impossibile condurre un cavallo

Ma quali competenze  ci vorranno in più se si vuole collaborare ad una ripresa di ippoterapia?

Quello che fa la differenza tra la “normale” conduzione a mano del cavallo ed una gestione specifica per le attività integrate è la coscienza di avere in sella una persona da tutelare, che percepisce ogni singolo movimento dell’animale che monta e che, spesso, fatica ad esprimere le proprie sensazioni e volontà.  In questa dimensione diventa determinante l’impegno a garantire i massimi livelli di sicurezza e contribuire alla realizzazione di una lezione a cavallo in pieno benessere.

Sembra una risposta al limite dell’ovvietà, ma -se ci pensiamo bene- possiamo ben comprendere quanto sia importante ragionare alle singole azioni che si eseguono sul cavallo, con una “calma decisione” atta ad infondere nell’animale autorevolezza, sicurezza e serenità, ma anche volte a comandare alla precisione e serietà di esecuzione. Il tutto a garanzia di quella regolarità dell’andatura e, soprattutto, movimenti prevedibili che aiutino il cavaliere a sviluppare la propria personale efficacia.

Nella tenuta a mano del cavallo da ippoterapia è importante saperlo contenere e condurre senza mai disturbarlo sia in bocca che tirandolo dalla capezza: la naturale reazione di qualsiasi animale sarebbe quella di sottrarsi –nella migliore delle ipotesi- con comportamenti inadeguati alla situazione, fino a ribellarsi con reazioni plateali.

Diventa così indispensabile stabilire quella linea di confine che concede una certa libertà e benessere all’animale senza però lasciarlo così libero da fare tutto ciò che vuole. E’ vero: è importante che il cavallo non diventi un automa nel lavoro e che possa esprimere –nel limite del tollerabile- una certa personalità e partecipazione ma ci sono momenti e momenti.

Nella delicata fase del montare in sella, ad esempio, è determinante che l’animale si faccia accompagnare al punto di salita in totale tranquillità e che stia fermo non solo con gli arti ma anche con l’incollatura: un soggetto che si muove troppo potrebbe essere fonte di ansia / paura per il cavaliere, soprattutto se ancora inesperto…

E’ fondamentale capire al volo quando, come e per quanto tempo è importante lasciare la libertà all’animale di fronte ad un semplice bisogno, così come è importante saper dosare il contenimento senza però sconfinare nella coercizione.

Anche il sapiente utilizzo degli spazi a disposizione per eseguire o assecondare alcune richieste del Tecnico di ippoterapia è alla base di un intervento che punti al piacere e buon ricordo per il cavaliere in sella.

Non solo avanzamento dell’animale ma anche abilità nell’esecuzione di fermate e partenze (con cavallo “calmo, in avanti e dritto”) come il proporre lineari cambiamenti di direzione.

Va da se che richiedere al cavallo l’esecuzione di curve troppo strette, oltre a portarlo a ridurre inevitabilmente l’avanzamento, andrà a squilibrare maggiormente la persona in sella che percepirà una più forte forza centrifuga. Se è questo un esercizio richiesto scientemente dall’operatore tecnico va certamente bene in relazione a obiettivi specifici, ma se è il risultato di superficialità da parte dell’assistente che non pensa ad eseguire al meglio il cambiamento di direzione questo potrebbe condurre il cavaliere a percepire un eccessivo cambiamento di equilibrio, con conseguente possibile aumento dell’ansia.

In sintesi: ben venga la buona volontà da parte di chi desidera prestare la sua opera a titolo volontaristico o che aspira a lavorare in maneggio come assistente di ippoterapia, ma attenzione a valutare con oculatezza quanto richiesto dal tecnico e –soprattutto- affidarsi all’esperienza di quest’ultimo per proporre un servizio professionale, sicuro e soprattutto finalizzato al benessere di persone ed animali coinvolti nel setting di intervento.