Quando si pensa ad un lavoro in campo equestre il pensiero ci indirizza subito verso alte aspirazioni come diventare istruttore di equitazione, gestore di centro ippico o, nel campo del Sociale, Operatore Tecnico… Un po’ tutti vorremmo essere i “registi” di una attività particolarmente di rilievo.

E’ umano sognare responsabilità “di vertice”, dove si possa esprimere al massimo il proprio ruolo per vedersi riconosciuti in un determinato incarico, ottenendo di riflesso un certo appagamento.

Il fascino del “potere” attrae molte persone -soprattutto uomini, figuriamoci nel mondo dell’equitazione- sensibili a quel valore aggiunto che la nostra Società concede nell’immaginario ed a livello di senso di appartenenza, spesso più ingolositi dall’onore di essere a capo di un progetto piuttosto (o per il ritorno economico) che attenti all’onere di essere “figura di riferimento” per tutti coloro che gravitano nell’entourage dell’organizzazione stessa.

Nel Terzo Settore la gerarchia tra i colleghi non ha (o non dovrebbe avere) un’importanza così determinante come nel mondo del Profit proprio perché la mission sociale va a superare le tradizionali logiche di produttività che caratterizzano gli ambienti economici. I ruoli e le responsabilità divengono così strumentali al bene comune dell’intero gruppo di lavoro ed ognuno acquista un valore paritario in virtù dell’unità di intenti dell’organizzazione stessa.

Nell’ippoterapia o nella rieducazione equestre è importante che siano definiti ruoli ed incarichi, sintesi di specifiche esperienze e know-how che i singoli tecnici portano in dote per garantire il massimo della professionalità in campo. La formazione risulta alla base del “saper fare” ma questa, senza l’opportuna pratica operativa, sarebbe menomata di un aspetto particolarmente importante.

Alla base delle attività equestri rivolte a disabili vi è l’assistente che, supportando l’operato del Tecnico di riferimento, coadiuva alla buona riuscita delle proposte mediate dal cavallo.

Spesso si pensa –a torto- che per promuovere iniziative di rieducazione equestre sia sufficiente la sola consulenza di un terapista specializzato: i centri equestri, avendo già a disposizione cavalli “della scuola”, si limitano ad individuare i soggetti ritenuti “più idonei” perché di indole pacifica o vecchi… e qui bisognerebbe aprire una lunga parentesi sul tema cavalli da ippoterapia

Per poca cultura verso la specifica attività o per ridurre al massimo le spese di gestione del servizio si rischia di lasciare il Tecnico ad un lavoro in pressoché totale autonomia, senza il supporto di un ausiliario o, nella migliore delle ipotesi, con l’aiuto di un uomo di scuderia o un semplice volontario.

La figura di un ausiliario competente ed esperto è di fondamentale importanza perché garantisce ampi livelli di sicurezza nelle riprese grazie ad una conduzione a mano del cavallo nella modalità più opportuna e secondo le direttive del Tecnico che, richiedendo ritmi, andature ed ampiezze di movimento specifici, può “somministrare” alla persona disabile in sella la più opportuna stimolazione neuromotoria.

In ippoterapia l’assistente non è un “tira-cavalli”!

L’affiatamento con il terapista è determinante non solo nello svolgere insieme particolari e spesso complesse attività, come le salite o discese dal cavallo, ma anche nelle restanti proposte in sella ed a terra: spesso il feeling tra due persone che lavorano in sinergia è talmente forte che è sufficiente uno sguardo per capirsi e coordinarsi nel fare, parlare o proporre… Nel lavoro sociale, dove l’aspetto della relazione e della decodifica di particolari esigenze sono di fondamentale importanza questo valore aggiunto tra colleghi è determinante per non creare disturbi, abbattimenti emotivi o, semplicemente, rischi per l’incolumità del cavaliere in sella.

Quello dell’assistente è un ruolo chiave nella promozione di iniziative equestri “speciali” perché non si limita alla sola conduzione del cavallo nel campo di lavoro ma provvede al benessere ed alla gestione complessiva dell’animale al di fuori delle attività a diretto contatto con l’utenza: non è inusuale vedere assistenti impegnati nel lavorare alla corda i cavalli (o anche montarli, se sanno montare scientemente), provvedere alla loro pulizia ed alimentazione, nonché alla gestione del materiale di selleria e dell’intera scuderia se necessario.

Inoltre gli assistenti, sotto la supervisione del Tecnico di riferimento, garantiscono il completamento di alcuni interventi, spesso coinvolgendo i praticanti in tutte quelle attività a terra così importanti per la presa di confidenza con l’animale e per sviluppare nuove competenze ed abilità.

Sulla base degli specifici programmi indicati nel progetto individualizzato sulla persona e seguendo i consigli e le direttive del coordinatore dell’attività possono supportare i giovani praticanti nel predisporre gli alimenti dei cavalli, tagliando carote o predisponendo i secchi con le singole profende, nel provvedere al riassetto dei box o nel provvedere ad alcuni piccoli lavoretti di scuderia semplici ma molto apprezzati dai “ragazzi”.

L’aspetto educativo e di “terapia occupazionale spicciola” debbono sempre venire considerati per il consolidamento delle abilità residue in un contesto meno “formale” come quello previsto in sella ma sempre denso di significato progettuale ed esperienziale.

La formazione, come già detto, è di fondamentale importanza ma da sola non è sufficiente per fare di un assistente di ippoterapia un buon assistente!

Una buona esperienza, sintesi di solida capacità gestionale, efficacia nelle relazioni con l’utenza, specifica competenza equestre e una grande passione sono le qualità indispensabili per un valido collaboratore, prezioso supporto in una attività particolarmente impegnativa ma dalle grandi soddisfazioni umane e professionali.

EQUITABILE® non si limita a richiedere specifiche competenze di abilità tecnica nel montare in sella (l’obiettivo non è infatti quello di avere cavalieri “olimpionici” nel lavoro nel Sociale ma si ritiene che per raggiungere l’obiettivo di instaurare una Relazione d’Aiuto e, successivamente collaborare nel proporre attività equestri, il futuro tecnico debba aver provato sulla propria pelle il significato della reale interazione con il cavallo, fatta di gratificazioni ma anche di esperienze di difficoltà… solo cos’ì può essere possibile capire il timore, l’ansia e la gioia del lavoro in sella!) ma richiede, al termine dei suoi corsi un tirocinio pratico per sperimentare dal vivo quanto vissuto durante la formazione frontale.

Questo è alla base della possibile evoluzione dell’assistente che, a differenza dei piani formativi di altre Realtà, può  integrare le competenze acquisite divenendo nel tempo Operatore Tecnico secondo lo specifico iter formativo.