L’equitazione terapeutica, così come dice il termine, è un metodo di cura che ha il cavallo come strumento intermediario della terapia stessa e che prevede l’esecuzione di tecniche volte al miglioramento del benessere psichico o fisico (o di entrambi) di una persona.

L’ippoterapia si declina in molti modi di “equitare”, i cui confini e le cui definizioni non sono sempre netti. La si definisce anche ippoterapia, spesso facendo riferimento a quella terapia col cavallo che non prevede un intervento attivo del paziente e il cui scopo è riabilitativo: è adatta nelle situazioni di patologie neurologiche e psichiche di una certa importanza. La rieducazione equestre, invece, presuppone un intervento attivo del disabile e risulta particolarmente utile ed efficace per la gestione di problemi cognitivo-comportamentali. Esiste poi l’equitazione sportiva per disabili che si compone di attività “agonistica” ma anche (e soprattutto) dimostrativa: in tal caso ci si riferisce a caroselli e giochi a cavallo e si dà respiro all’aggregazione e alla socializzazione.

Particolarmente innovativa e rispondente ai dettami dell’ICF-2002 (classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute) è da menzionare l’Equitazione Integrata®. Questa è una specifica area della rieducazione equestre esclusivamente indirizzata alla sfera educativa, ludico-ricreativa e socializzante, dove la componente deficitaria della persona debole non è così al centro dell’attenzione come nella terapia tradizionale, ma si considerano le sue abilità residue in chiave puramente normalizzante e senza pregiudizi.  L’obiettivo principale dell’Equitazione Integrata® è quello di creare inclusione tra soggetti diversamente abili e normodotati attraverso il cavallo e lo sport ad esso associato.

un momento di ippoterapia proposto ad un bambino affetto da paralisi cerebrale infantileL’ambito dell’equitazione terapeutica è quindi piuttosto vasto e include la riabilitazione equestre, l’ippoterapia e l’equitazione integrata® ed è molto utile anche per chi, pur non soffrendo di patologie particolari, vuole curare situazioni come ansia, depressione, insonnia, disturbi alimentari e disturbi psicologici in genere. Tanti modi per curare disturbi e patologie molto diverse tra loro, ma con il cavallo come denominatore comune e che diventa un mezzo terapeutico: un essere vivente che si relaziona in maniera particolare col suo cavaliere-paziente.

Naturalmente la cura mediante il cavallo può essere affiancata ad altri metodi riabilitativi; ciò che qui preme sottolineare, però, è che la cosa che conta di più, riguardo l’equitazione terapeutica, non è tanto l’attività di equitazione quanto il rapporto col cavallo che offre possibilità terapeutiche nuove a livello psichico, emotivo e sociale, oltre che fisico, garantendo quindi nuove soluzioni di intervento.

L’equitazione terapeutica si distingue in diverse fasi: il maternage, che è l’approccio iniziale con il cavallo; l’ippoterapia propriamente detta, in cui il cavallo diviene il terapeuta del disabile. La riabilitazione equestre, che corrisponde a una fase più avanzata della cura e che prevede un controllo diretto e parzialmente autonomo del cavallo da parte del disabile. Il reinserimento: il punto di arrivo che prevede anche un’integrazione sociale; le attività col cavallo nel gruppo consentono infatti una definizione degli schemi comportamentali a livello sociale e un confronto positivo in un ambiente protetto.

A chi è destinata l’ippoterapia?

bambino in carrozzina che saluta il suo cavallo prima di montare in sella ed iniziare la sua attività in equitazione integrataI destinatari della riabilitazione equestre sono dunque costituiti da un ampio spettro di utenti: possono essere sia bambini che adulti che abbiano menomazioni o ritardi nello sviluppo, compresi paralisi cerebrale, spina bifida, sindrome di Down e autismo. L’ippoterapia è ideale anche per aiutare chi ha disturbi motori in genere, difficoltà di coordinazione e problematiche e disabilità neurologiche. Tratta  patologie di carattere cognitivo-comportamentale, di natura organica e non, e disfunzioni del sistema nervoso centrale con ricadute sul sistema muscolo scheletrico ed esiti di paralisi cerebrale infantile (PCI).

Riassumendo quanto detto fino qui si vogliono sottolineare le molteplici funzioni dell’equitazione terapeutica: è ideale per i pazienti con handicap fisici o psichici; è ideale come supporto a una psicoterapia; è perfetta per coloro che cercano una crescita personale o per persone che cerchino di migliorare le loro capacità di interazione e integrazione sociale. Uno degli elementi che rende l’ippoterapia così preziosa è anche il fatto che sia, di necessità, decontestualizzata rispetto a un ambiente prettamente ospedaliero: specie nella cura dei bambini questo aspetto si rivela importante perché consente loro di non sentirsi “in cura”. Generalmente i bambini che intraprendono un percorso di equitazione terapeutica passano già molto tempo in ospedale o, comunque, in ambienti medicalizzati: una co-terapia in un contesto differente si rivela spesso di particolare efficacia.

Perché l’equitazione terapeutica? I vantaggi che offre il cavallo:

Tra uomo e cavallo si crea una comunicazione, nasce una relazione, un legame reciproco. Il cavallo è, dunque, adatto come veicolo di una terapia perché attiva il canale emozionale del cavaliere-paziente. È dotato di un’intelligenza emotiva, determinata dalla sua natura di preda, che lo porta ad avere un atteggiamento docile ma non passivo. La sua sensibilità e capacità di adattamento lo rendono una cura perfetta per le persone con difficoltà psicologiche. Caldo, morbido, con un odore preciso, genera ammirazione e rispetto per la sua mole e per la sua maestosità. Il cavallo garantisce sicurezza emotiva, stimolando l’immaginario infantile e assumendo le sembianze di un eroe sereno capace di raggiungere sempre la sua meta.

L’essenza istintiva  e selvaggia del nobile animale genera riverenza e rispetto ma la sua docilità e mansuetudine, particolarmente accentuata con i bambini e con soggetti disabili adulti, permette di utilizzarlo con tranquillità anche quando il piccolo cavaliere dovesse mostrarsi irrequieto, aggressivo, nervoso. Infatti il cavallo risponde in maniera risoluta (ma prevedibile) a eventuali stimoli troppo intensi: tutto ciò fa abituare il suo cavaliere a rispettarlo.

Un grande vantaggio offerto dall’equitazione terapeutica è tutto l’ambiente che circonda l’animale: il cavallo non serve solo per essere cavalcato ma va accudito, nutrito, è necessario prendersi cura dei suoi finimenti. Questi aspetti sono solo in apparenza secondari perché in realtà concorrono a rinsaldare il legame con l’animale e a sviluppare anche le aree cognitive, del linguaggio, relazionali, della motricità.

Il raggiungimento di importanti obiettivi

ippoterapiaLa terapia per mezzo del cavallo si prefissa di stimolare la coscienza, il controllo e l’uso equilibrato del sé nello spazio e nel tempo. A livello fisico l’ippoterapia garantisce la tonicità muscolare, in particolare di collo e dorso, grazie al movimento ondulatorio e ritmico del cavallo che si sviluppa su quattro direzioni.

Inoltre, sempre relativamente all’aspetto motorio, si sono visti notevoli miglioramenti riguardo la capacità di coordinamento, la flessibilità, la forza, l’equilibrio già dopo le prime tre settimane di ippoterapia.

Per quanto riguarda la sfera emotiva ed affettiva viene sviluppato il sistema dei valori del paziente/disabile nel rapporto con sé e con gli altri e viene migliorata la gestione delle risposte di tipo emotivo-istintivo. Si sviluppa uno stato mentale positivo e si favoriscono le relazioni sociali. Inoltre, a livello cognitivo, si sviluppano la comprensione, la capacità deduttiva, la memoria. A tutto questo vanno aggiunti dei miglioramenti nell’autostima, nella percezione del sé, nell’autocontrollo. Aumenta la fiducia nell’altro. Tutto ciò grazie all’aspetto ludico e socializzante dell’equitazione terapeutica.

Un aspetto estremamente positivo dell’ippoterapia è che porta il disabile a non fissarsi sulle proprie limitazioni ma a credere nelle proprie reali possibilità e a trovare un suo ruolo personale e specifico. A favorire questi aspetti è anche il grooming del cavallo ed i lavori a terra che generano un senso di responsabilità da parte del disabile nei confronti dell’animale, nelle cui esigenze e bisogni di accudimento il paziente può anche talvolta facilmente riconoscersi. Mano a mano che aumenta l’autonomia del praticante nella gestione del cavallo aumentano anche il senso di soddisfazione e di fiducia in sé, garantito e mantenuto dal progredire di un ruolo sempre più attivo.

dott.ssa Valeria Foglino
blogger Equestre