Molti familiari di bambini e ragazzi con disabilità o disagio conoscono sufficientemente bene i benefici dell’ippoterapia e della relazione con il cavallo nel supporto di abilità trasversali e residue.

I genitori più attenti raggiungono alti livelli di consapevolezza sul valore e potenzialità di questi interventi mediati dal nobile animale, siano essi riabilitativi, ludico-motori o educativi.

I canali per comprendere al meglio quanto il cavallo può fare per sviluppare autonomie e funzionalità sono molti e variegati: il passaparola, i suggerimenti degli operatori del settore socio-sanitario-educativo, la ricerca ed il documentarsi in autonomia…

Le famiglie che approcciano ad una attività assistita con il cavallo ben percepiscono quanto l’ippoterapia può produrre a livello di benefici per il loro congiunto: la sfera della motricità, dell’equilibrio, la stimolazione cognitiva/relazionale, lo sviluppo dell’affettività, dell’empatia, il rispetto delle regole, l’autoattivazione, l’efficacia personale, il confronto con un essere vivente che utilizza codici comunicativi “particolari”, e tanto altro.

Complice però una falsa aspettativa verso l’attività equestre in generale -e quella ippoterapica nello specifico, ivi incluse le reali tempistiche e modalità di erogazione- spesso si assiste ad aspirazioni più o meno esplicite da parte dei familiari nel voler vedere il proprio figlio a svolgere esercizi in sella oggettivamente impossibili, non conformi alle sue personali competenze o semplicemente non realizzabili in quella particolare fase tecnica.

Queste dinamiche, in linea con quanto accade nel restante mondo degli “ippogenitori”, sono la conferma di una superficiale percezione del rischio associato alla natura –di fatto imprevedibile ed istintiva- del nobile animale, ivi incluso il vecchio e “scontato” cavallo da ippoterapia che in certi casi può far emergere il puledro che è in lui ed esporre a brutte esperienze difficili da cancellare…

Nel campo dell’ippoterapia ci si deve inesorabilmente confrontare con un’ulteriore variabile: l’immagine spesso sovradimensionata che alcuni genitori proiettano sul proprio figlio in relazione alla gestione autonoma del cavallo.

Non è semplice far comprendere –e di conseguenza trovare il modo corretto per spiegarlo ai diretti interessati- quante e quali competenze debbano entrare in campo in materia di esperienza, prontezza di riflessi, previsionalità, efficacia e gestione dell’ansia, delle emozioni e molto altro.

Variabili queste che generalmente rappresentano proprio uno dei motivi per i quali gli stessi figli hanno iniziato un percorso di ippoterapia o equitazione integrata®, ovvero l’essere disarmonici su una o più di queste aree…

L’esperienza diretta del genitore: il vissuto nell’interazione con il cavallo

Per far comprendere fino in fondo cosa significa avvicinarsi al cavallo a misura di “bisogno speciale” cosa c’è di meglio di una prova pratica sotto la supervisione di un operatore del settore?

genitori-a-cavalloAnni di lavoro nel campo ci ha dimostrato che organizzare periodiche sessioni di lavoro rivolte esclusivamente ai genitori di bambini disabili permette di andare oltre la conoscenza teorica dei generici benefici dell’ippoterapia per entrare nel merito di un’intima esperienza vissuta direttamente, esperienza che viene necessariamente ricondotta alla soggettività del proprio congiunto e dei suoi bisogni.

Avvicinare al cavallo i genitori dei nostri utenti permette non solo di comprendere fino in fondo quante variabili entrano in gioco nelle attività a terra (gestione dell’ansia, orientamento, rispetto delle regole, lateralizzazione, dissociazione, memoria ed attenzione…..) come in quelle in sella al cavallo: l’esperienza diretta apre gli occhi sul valore dei nostri interventi e su tutte quelle competenze che il cavaliere disabile deve dimostrare pur in una attività percepita “da fuori” come molto semplice, al limite del banale.

Provare direttamente l’essere “gestiti” durante una salita o aiutati nella discesa dal cavallo, mettere alla prova i propri istinti, limiti e razionalità nello stare in sella accompagnati dal personale tecnico, confrontarsi intimamente con timore, ansia, un senso di rilassamento che subentra una volta entrati nel movimento del cavallo, sentire “di pancia” la sensazione di avere qualcuno al nostro fianco che ci tiene e ci parla per darci sicurezza ed indicazioni… Tanti piccoli o grandi aspetti che nessun testo o racconto può esprimere così fortemente come l’esperienza diretta!

La messa in pratica di alcune delle proposte tipiche di un intervento assistito con il cavallo permette di capire il continuo confronto con se stessi e la sfida che deve essere affrontata ogni volta che un cavaliere caratterizzato da debolezze monta in sella o gestisce da terra il suo cavallo.

L’essere accompagnati dal tecnico di riferimento del proprio figlio disabile permette al genitore di avere l’evidenza di alcuni aspetti e dinamiche che fuori dal campo di lavoro, pur vedendo ciò che accade in attività, non si possono minimamente percepire.

E’ questa un’ulteriore occasione per dimostrare nei fatti quanto sia importante perseguire una progressione ragionata e strutturata negli interventi assistiti, mantenendo come riferimento imprescindibile il rispetto dei tempi di apprendimento del singolo cavaliere, unito all’inalienabile diritto di ricevere un’istruzione adeguata, in linea con le reali competenze e caratteristiche del singolo soggetto che partecipa alle nostre attività.

CIMG4263Provare direttamente l’esperienza equestre in chiave di bisogno speciale del proprio figlio va certamente oltre il mero e divertente “giretto a cavallo” o la tradizionale lezione di equitazione canonica, tanto da invitare gli stessi genitori ad iniziare un percorso equestre per ritagliarsi un momento di relax e ricaricare le pile, per mettere da parte per alcuni momenti della settimana le preoccupazioni ed impegni della quotidianità…

Il progetto “Genitori in sella” non si limita ad essere un’occasione di conoscenza più approfondita di quanto svolge il proprio congiunto durante le attività a cavallo: è anche un’importante opportunità di incontro e confronto con altri genitori “speciali”, condividere potenzialità e sciogliere dubbi sui differenti progetti riferiti ai singoli bisogni, insomma un interessante momento per aderire ad un laboratorio di esperienze itineranti all’interno del maneggio!