Premesso che non vi sono tempistiche per raggiungere questo obiettivo (che per giunta in equitazione integrata® è una delle finalità, non il “solo risultato da perseguire”!) e non esistono procedure univoche atte a preparare la persona debole alla prima salita in sella, tantomeno ad affrontarla in modo efficace, i fondamentali da tenere sempre in considerazione sono:

  • La conoscenza della persona e una chiara definizione degli obiettivi che si è convenuto di raggiungere in equipe per sostenere la persona, non le aspettative dei suoi familiari o del tecnico;
  • La definizione di una progressione operativa che valuti i risultati raggiunti e soprattutto il feedback dell’allievo (affronta le situazioni anche nuove con positività o si inibisce, dimostra partecipazione, paura, cerca di evitare di mettersi in gioco, accetta le richieste ma alla fine si blocca….);
  • L’abilità ad osservare dell’operatore e la sua elasticità nel risolvere possibili situazioni di empasse, prevedendo anche l’ipotesi di tornare indietro su attività meno impegnative ed accettate dall’utente;
  • Il non imporre all’allievo di fare ciò che non si sente ma comportarsi con assertività.

Tutti questi punti –e molti altri che in questa sede non menzioniamo per non rendere particolarmente pesante la trattazione- sono alla base della professionalità ed esperienza del vero tecnico che non si limita ad aver acquisito un titolo per operare in modo semplicistico, ma, appassionato del suo lavoro e ruolo, è intimamente coinvolto nei progressi e miglioramenti del suo allievo.

Quando l’allievo dimostra di aver acquisito i fondamentali nella fiducia ed interazione con il cavallo da terra è possibile proporre un nuovo avvicinamento: quello per mezzo di un montatoioin genere vengono utilizzati questi specifici ausili per facilitare le salite a persone con impacci motori o particolarmente basse rispetto al’altezza del cavallo– posto al fianco dell’animale tenuto a mano da un assistente.

Nel momento in cui l’alunno viene accompagnato dall’operatore nello staccarsi da terra è possibile verificare una certa ansia per il timore di affrontare questa novità: sarà cura del tecnico valutare quanto e come esporre la persona a questa situazione, certamente con la proposta di attività estremamente semplici e rilassanti, come accarezzare l’animale, far osservare cosa si vede “da così in alto”, toccare la sella ed eventualmente metterci pressione con una mano sul seggio… tutto questo senza che la persona abbia sollevato la gamba per montarci sopra!

Già questo potrebbe essere un importante lavoro che potrebbe venire ripetuto alcune volte nelle successive lezioni, per brevi tempi che si possono dilatare in relazione al clima di fiducia instaurato; il passaggio successivo del montare in sella sarà conseguente e –soprattutto- naturale!

Un elemento estremamente importante è quello del mantenere attiva e partecipe la comunicazione con l’alunno, non solo verbalizzando quello che il tecnico ha intenzione di fare e cosa succederà durante l’esercitazione, ma anche richiedendogli un ritorno verbale (per quanto possibile) per approvare o meno quanto proposto.

Una volta in sella –ripetiamo, anche dopo mesi di preparazione- è importante dimostrare approvazione e felicità per il risultato ottenuto e, visto l’alunno in eccessivo stato di ansia, farlo smontare sempre dalla panchetta senza far muovere il cavallo. In alternativa, se l’emotività del cavaliere è facilmente gestibile, è possibile proporgli un giretto di prova se vi sono tutte le condizioni per realizzarlo.

In quest’ultimo caso non è importante posizionare le staffe e soprattutto “perdere tempo” nel metterle a posto in un momento di grande carica emotiva come le prime salita in sella: il cavallo fermo, contrariamente alla razionale percezione comune, è estremamente ansiogeno, quindi meglio “rompere il ghiaccio” ed iniziare a camminare senza sovreccitare al limite il nostro utente.

Un breve accenno ai “sistemi anti-panico”: personalmente suggeriamo l’utilizzo di una sella -o fascione- con maniglione rigido che possa dare fiducia al cavaliere attraverso una forte presa (niente redini in mano fino al pieno controllo dell’equilibrio e dell’ansia) ed un contatto fisico del tecnico che procede al fianco del praticante con il braccio destro che abbraccia le reni del cavaliere e la mano sinistra che gli tiene il ginocchio.

I passi successivi avranno l’obiettivo di implementare fiducia nel riequilibrarsi di fronte al movimento del cavallo al passo ed acquisire un solido equilibrio che porterà nel tempo (mesi, anni, è ininfluente) alla guida più o meno autonoma dell’animale.

Questo articolo è da intendersi come puramente divulgativo, non certamente tecnico: le variabili e le attenzioni da porre in considerazione in una attività cosi delicata sono veramente molte ed impossibili da elencare in un breve scritto.

Sottolineiamo che quanto qui descritto per sommi capi ha la sola finalità di sensibilizzare i nostri lettori e dar loro una infarinatura sul lavoro con persone deboli in sella, non si vuole certamente di incentivare nessuno a proporre attività equestri con persone disabili senza avere l’opportuna esperienza ed abilitazione!