Come già detto, le attività possono essere di tipo referenziale o relazionale: scelte operative e programmatiche dettate da esigenze e contingenze che devono essere definite prima di ogni intervento ed in relazione a ciò che realmente si vuole ottenere dai differenti P.M.E.

Le attività di tipo referenziale vengono svolte preferibilmente in struttura, spesso la sede dell’ente inviante, certamente lontano dal contesto equestre e dai cavalli.

I progetti di tipo relazionale vengono invece tendenzialmente proposti in impianti equestri come maneggio o agriturismo; raramente è il cavallo che viene trasferito nella struttura ospitante come nella maggior parte degli interventi promossi con i piccoli animali. In questo caso dovremmo avere in dotazione un mezzo di trasporto adeguato, un cavallo tranquillo ed abituato a lavorare in ambienti non propri, e –ovviamente- se vi siano a disposizione pertinenze adatte all’intervento come un giardino/parco abbastanza ampio e valutato sicuro dal Mediatore).

E’ ovvio che le attività referenziali siano più “facili” da organizzare logisticamente: è il solo mediatore che, accordatosi preventivamente con l’educatore/insegnante di riferimento si presenta in struttura per intraprendere le sue attività in collaborazione con la figura di riferimento educativa.

La struttura è di per se già predisposta per le attività “didattiche” con quel particolare tipo di utenza: basteranno semplici adattamenti di spazi o l’implementazione di ausili necessari per l’intervento (videoproiettore, materiali specifici, di psicomotricità…) e il gioco è fatto!

E’ nelle attività relazionali che le cose possono complicarsi proprio perché gli impianti generalmente non sono stati realizzati per questo particolare tipo di intervento ed il loro eventuale adattamento non può essere completamente assoggettato alle nostre esigenze. In genere i centri equestri (o agriturismo dove è annessa un’area per montare a cavallo) sono più adattabili rispetto ad una normale fattoria; la valutazione preliminare è fondamentale per organizzare attività efficaci.

Il consiglio è quello di scegliere la struttura non solo per la disponibilità del gestore, ma anche per le caratteristiche dei cavalli a disposizione ed in relazione alla messa in sicurezza degli impianti (o delle pertinenze a noi riservate), che sia sufficientemente “contenitiva”  (spazi troppo ampi o con troppi stimoli disperdono i praticanti distogliendoli dalle attività) e che agevoli il costante controllo dell’utenza secondo un opportuno rapporto Tecnici/Partecipanti.

Si possono così individuare ambienti caratterizzati da coefficienti di criticità differenti anche in relazione alla preparazione/esperienza del Mediatore. L’optimum sarebbe quello relativo ad un ambiente prevedibile e conosciuto, coordinato da un Mediatore esperto; al contrario, la situazione peggiore e più pericolosa in assoluto è quella dove i P.M.E.  vengono proposti in ambiente non conosciuto (quindi potenzialmente imprevedibile) da un Mediatore alle prime armi… Tra i due estremi vi sono infinite varianti di prevedibilità e coefficienti di rischio associati alla complessità delle variabili in essere per ogni singola situazione.

Il cavallo e le sue possibili reazioni fanno la loro bella parte tanto da meritare specifiche considerazioni; per semplificare il ragionamento ipotiziamo di includerlo all’interno dell’ambiente generale.

AMBIENTE SICURO: area di lavoro tranquilla, senza interazioni con altre attività o servizi (movimentazione cose o animali, passaggio di persone o addetti ad altre mansioni di centro, accensione/utilizzo di macchinari o mezzi agricoli, interazione con altra utenza), fruizione di cavalli idonei per indole, età e mole, conosciuti a fondo dal Mediatore ed esperti dell’intervento perché già utilizzati in altri P.M.E. con identica tipologia di utenza ed efficaci (sicuri) in quella particolare area. Giusto rapporto tecnici (educatori)/partecipanti in relazione alle caratteristiche dell’utenza ed eventualmente con l’apporto di educatori di sostegno per soggetti con evidenti disagi o problematiche. Partecipazione attiva ed efficace dell’insegnante di riferimento in sinergia con il Mediatore.

AMBIENTE PREVEDIBILE: area di lavoro conosciuta, con interazione di personale addetto ad altre attività o servizi opportunamente sensibilizzato al nostro intervento, che sappia valutare il momento per azionare eventuali macchinari o che chieda il permesso per intraprendere attività che possano spaventare l’animale o disturbare l’attività. Fruizione di cavalli idonei e conosciuti, magari già utilizzati in altri P.M.E. ma con differente tipologia di utenza. Giusto rapporto tra docenti e partecipanti.

AMBIENTE COMPLESSO: area di lavoro non conosciuta, con interazioni inopportune di altre maestranze che operano senza porre attenzione nell’azionare macchinari, movimentare animali anche in prossimità del nostro spazio operativo. Insufficiente rispetto delle basilari regole di sicurezza; ingresso di personale non autorizzato o eccessiva vicinanza ad aree molto rumorose o che tendano a spaventare l’animale (o distrarre l’utenza). Fruizione di un cavallo non completamente idoneo, poco conosciuto dal Mediatore o non efficace (sicuro) in quella particolare area perché non abituale o eccessivamente lontana da altri cavalli che possano farlo sentire solo, quindi in pericolo. Eccessivo disallineamento nel rapporto tecnici/praticanti (troppi fruitori, pochi educatori) o presenza di soggetti bisognosi di un supporto personalizzato per i quali non è stato pensato il sostegno di un tecnico ad personam. Disinteresse e non partecipazione dell’educatore di riferimento nel coadiuvare il Mediatore a contenere l’utenza.

Per operare in situazioni idonee è quindi necessario un lavoro preliminare di conoscenza degli ambienti dove si svolgeranno i P.M.E. (adattandoli per quanto possibile alle nostre esigenze) ed una seria concertazione con l’educatore di riferimento dell’Ente Inviante per verificare i programmi da attuare in funzione dell’utenza e calibrare gli interventi in relazione a soggettive peculiarità dei partecipanti più deficitari o caratterizzati da comportamenti difficili da gestire.

E’ importante una intima ed oggettiva autovalutazione sui nostri punti di forza e debolezza non solo a livello caratteriale e di competenze tecniche; dopo un primo periodo di esperienze in Mediazione Equestre il Tecnico saprà se si sente più a suo agio con:

  • Interazioni individuali
  • Interazioni con piccoli gruppi
  • Attività referenziali o relazionali
  • Dimostrazioni
  • Alcune tipologie di utenza rispetto ad altre
  • Alcune strutture rispetto ad altri
  • Supporto di uno o più colleghi