Chiunque pensa ad interventi ludico-didattico-aggregativi in mediazione equestre indirizza spesso l’attenzione e le aspettative ad una serie di attività che vedono il cavallo parte predominante di un intervento particolarmente attivo ed emotivamente coinvolgente. Prendersi cura, alimentarlo, pulirlo, provvedere ai suoi bisogni e adattare il proprio comportamento alla sua natura ed istinti, montarci sopra… un ventaglio di potenzialità che stimolano l’utente ad incrementare sentimenti di autostima, efficacia personale ed abilità mnemonico-attentive, motorie e molto altro.

In mediazione equestre gli interventi a diretto contatto con l’animale (sia esso un cane, un coniglietto o un cavallo) sono catalogati come proposte di tipo relazionale: è l’interazione empatico-affettiva che si instaura tra i praticanti ed il cavallo ad essere elemento di crescita esperenziale, fatta non solo di interventi diretti per il benessere e cura dell’animale ma anche di proiezione su potenziali istanze di attenzione che gli stessi utenti possono vivere nelle loro esperienze quotidiane e faticano a dichiarare esplicitamente agli adulti di riferimento.

attività referenzialiIn questa ottica l’animale diviene elemento neutro, non giudicante e soprattutto facilitante per spogliare l’essere umano (adulto o giovane che sia) di tutte quelle sovrastrutture culturali e comportamentali che lo confinano in un “ruolo” spesso sofisticato da una reattività ad un malessere che suggerisce comportamenti non congrui o problematici.

Gli interventi relazionali, sempre promossi da tecnici abilitati in mediazione equestre, si differenziano dalle iniziative di tipo referenziale per alcuni aspetti fondamentali che integrano le proposte “mediate” e le rendono più complete e strutturate.

L’elemento che caratterizza le attività referenziali risiede nella non presenza fisica dell’animale: questo non esclude a priori la componente partecipativa e motivazionale dei potenziali fruitori dei Progetti di Mediazione Equestre, ma li pone in condizione di sperimentare ed imparare “facendo, simulando o vedendo”, convogliando le attività sul fronte puramente educativo attraverso una costante attenzione sul Tema del Cavallo e del suo mondo.

Questi interventi, particolarmente affini ai presupposti della più conosciuta Pet Education (E.A.A. Educazione Assistita per tramite degli l’Animali), sono la sintesi di una specifica attenzione verso il Nobile Animale ed il mondo del rischio di emarginazione; argomenti che uniti e sapientemente calibrati, portano al raggiungimento di mirati obiettivi di tipo pedagogico a supporto dei programmi educativi istituzionali.

E’ ovvio che un intervento di questo tipo è certamente più economico rispetto alle attività relazionali contribuendo a rendere le proposte più facili da accettare e da gestire: lo spostamento di un piccolo o grande gruppo presso la sede delle attività (maneggio, agriturismo, fattoria…) e l’eventuale noleggio di un servizio di trasporto privato, le possibili difficoltà nel coinvolgere un numero adeguato di  personale (docenti, educatori, tecnici) in relazione all’utenza…. tante variabili che rischiano di ostacolare un progetto importante e d’impatto.

Ad una prima analisi il far riferimento all’animale in mediazione equestre può apparire di difficile comprensione.  

Ma cosa proporre in aula scolastica o in un laboratorio di un Centro diurno per disabili (o di aggregazione giovanile) a tema equestre e -soprattutto- senza la presenza di un cavallo?

progetto mediazione equestreLa domanda prevede una serie di considerazioni che riteniamo opportuno trattare in un articolo specifico ma che debbono partire da una mentalità educativa di fondo, una serie di principi che partano dai bisogni dichiarati dall’ente nel quale si andrà a svolgere l’attività di mediazione equestre di tipo referenziale e dai quali partire con un progetto dove il tema del cavallo sono il canale attraverso il quale si andranno a stimolare dei cambiamenti nell’utenza (le cosiddette referenze). Se si confonde questo importante passaggio si rischia di vedere nel cavallo il fine del nostro intervento, rischiando così di andar fuori tema, non raggiungere obiettivi prefissi e, conseguentemente, perdere aderenza con gli educatori di riferimento.