Tutti i cavalli (o pony) destinati a collaborare nelle attività assistite di tipo relazionale devono aver superato una specifica valutazione prima di interagire con l’utenza su tre aree distinte: sanitaria, addestrativa ed attitudinale.

Il veterinario ha la responsabilità di garantire la salute dell’animale che dev’essere negativo a patologie infettive ed esente da parassitosi; il libretto sanitario è il documento fondamentale in tal senso, attestante il periodico ciclo vaccinale ed il regolare controllo dello stato di salute del nostro compagno.

L’auspicio è quello di realizzare progetti di mediazione equestre con soggetti in buona salute e della giusta età; oggettivamente non è raro fruire di animali un po’ avanti negli anni e con alcune patologie che poco influiscono nelle attività promosse: si rimanda al buon senso del Quadro Tecnico ed all’opportuno coinvolgimento del veterinario per un pronunciamento ufficiale in tal senso.

L’aspetto addestrativo ed attitudinale è di stretta competenza del personale esperto: riferirsi sempre al gestore del centro equestre o al suo istruttore per individuare il cavallo che può rispondere alle nostre esigenze, sottolineando che l’animale dovrà essere di temperamento freddo (non nevrile) ed esente da comportamenti potenzialmente pericolosi nell’interazione da terra.

Una volta individuato il soggetto ritenuto idoneo  è opportuna una sua più accurata valutazione (meglio alla presenza di un delegato del maneggio che possa fornire consigli e suggerimenti) effettuando una serie di  operazioni atte ad osservare i comportamenti e le eventuali reazioni nei diversi contesti.

A titolo esemplificativo è auspicabile l’osservazione del cavallo candidato ai possibili interventi in queste situazioni:

  • In box, nell’avvicinamento e nelle prime attività di preparazione come il mettere capezza e longhina per l’uscita dal box: il cavallo non deve dare segni di aggressività e non deve sottrarsi all’interazione con la persona. Deve dimostrarsi sereno ed accondiscendente alle nostre richieste (proposte in modo calmo ma deciso): animali che mostrano volutamente i posteriori, che mantengono le orecchie indietro con fare minaccioso, che cercano di mordere  o si allontanano con movimenti repentini con tutta probabilità non fanno al nostro caso.
    In queste circostanze valutare se proseguire o meno nell’osservazione: molti soggetti presentano comportamenti  inadeguati per un forte senso di proprietà del loro box o per particolari vissuti traumatici nell’interazione con le persone negli spazi chiusi. C’è però da dire che alcuni di loro, quando sono all’aria aperta possono cambiare totalmente carattere.
  • Durante la conduzione a mano in spazi conosciuti. Il cavallo deve apparire sereno, collaborativo e fiducioso nel porsi a disposizione del conduttore, certamente non dev’essere “sull’occhio” (attento a tutto quanto lo circonda, pronto a scappar via o a dare segni di spavento per un nonnulla); non deve cercare di mordicchiare la mano del conduttore in segno di nervosismo o maleducazione (questo neppure dopo alcuni minuti) e deve stare agli ordini senza eccedere in troppi movimenti. Evitare soggetti iper-sensibili a mosche o moscerini anche se trattati con apposito repellente o dotati di cuffietta. Nell’alt il cavallo non deve dare segni di irrequietezza e deve attendere il via del conduttore senza anticipare o cercare di far ciò che vuole; alt prolungati possono fornire indicazioni sui livelli di pazienza del soggetto. Se lavora in solitudine non deve continuare a nitrire, chiamando i suoi compagni di scuderia.
  • Mantenendolo legato ai due venti o alla campanella il cavallo deve dimostrare tranquillità anche durante un nostro allontanamento.
  • Nel grooming non deve apparire troppo sensibile (solletico o fastidio) alle pressioni degli strumenti per la pulizia sul suo corpo.
  • Nell’interazione con materiali-strumenti-situazioni nuove. E’ giusto che il cavallo riconosca un oggetto nuovo come potenziale pericolo reagendo in maniera misurata; è altrettanto funzionale valutare i tempi di accettazione della novità e di desensibilizzazione per farsi un’idea della plasticità e capacità adattiva dell’animale. Valutare altresì lo stato emotivo dell’animale in luoghi inusuali o lontani dalla vista dei suoi simili: anche questo può rivelarsi un elemento determinante a conoscere meglio il nostro futuro collega, adattandoci di conseguenza.
  • Reazione ad un contatto fisico, anche prolungato: alcuni cavalli non amano un’eccessiva vicinanza alle persone (o a più persone contemporaneamente)  e tendono ad allontanarsi per fastidio, disagio… Valutare se vi siano eventuali margini di adattamento e del livello di tolleranza a questa prova.
  • Livello di socialità. L’animale dimostra un certo interesse (qualità e quantità) all’avvicinamento di persone nuove, è efficace e positivo nell’interazione o risulta troppo “materiale”, cercando alimenti o avvicinando troppo il muso alla persona; è passivo, propositivo o totalmente indifferente?
  • La prossimità ad altri cavalli o differenti animali (secondo le basilari regole di sicurezza): se passando vicino ad un altro cavallo dimostra aggressività, eccessivo interesse, paura… Allo stesso modo se nella vicinanza di piccoli animali di scuderia a lui conosciuti (cane o gatto) tende a mordere, calpestare o calciare.
  • Nell’insieme il soggetto si presenta con una postura rilassata o in tensione? Appare timoroso, a suo agio partecipe all’interazione? La sua mimica espressiva è attiva o appare apatico?

Questi sono solo alcuni spunti di operatività da realizzarsi precedentemente agli incontri con i nostri utenti e che potranno essere integrati con ulteriori prove; un ultimo consiglio è quello di simulare alcuni comportamenti dell’utenza che, involontariamente potrebbero non rispettare le regole che sono state espresse nelle fasi preliminari all’avvicinamento, come ad esempio correre in prossimità dell’animale, urlare, passare dietro al suo posteriore, toccargli le orecchie o mettergli una mano sull’occhio…

Tutte queste attività forniscono una buona indicazione sull’indole del cavallo ma non sono certamente elementi definitivi: la natura dell’animale, le differenti situazioni e variabili nelle quali può trovarsi, la particolare “sensibilità” di quella giornata…

Sono tanti elementi che rendono un evento unico ed irripetibile nell’interpretazione –e conseguente reazione- del cavallo che, pur essendo il soggetto più tranquillo ed affidabile della terra, in “quella” specifica circostanza dimostra una “immotivata” reazione: a differenza di alcune scuole di interazione Uomo-Animale non ci sentiamo di annientare psicologicamente un essere vivente che può naturalmente reagire per confermare la sua natura etologica di preda.