Sono un’educatrice e da circa tre anni lavoro un Centro Diurno per Disabili gestito da una cooperativa sociale fortemente affermata nell’interland milanese.

Alcuni anni fa, in sede di programmazione dell’attività annuali, la Coordinatrice annuncia che il Centro ha la possibilità di aderire ad un nuovo progetto proposto da un ente che si occupa di riabilitazione equestre. È un’ occasione per offrire una nuova proposta ad alcuni ragazzi del Centro, e sottolineo solo ad alcuni perché il budget concesso alla Cooperativa è limitato ed i conti alla fine dell’anno devono quadrare.

L’èquipè è entusiasta della proposta e si pensa subito a chi far partecipare all’attività.

I criteri seguiti nella scelta sono stati svariati: alcuni pensavano alla bellezza dell’immagine cavallo-ragazzo, altri implicitamente alludevano alla bella figura che faceva il Centro con la famiglia del ragazzo, altri ancora per esclusione rispetto alla partecipazione ad altre attività proposte (piscina, calcio, etc.).

In poche parole eravamo dei perfetti ignoranti in materia!!!!! La seconda questione da discutere era decidere quale educatore seguisse l’attività.

Di solito il cavallo suscita entusiasmo, ma quando si tratta di portar fuori 7 ragazzi disabili con gravità psico-fisiche eterogenee, andare all’aperto sia quando fa caldo sia quando fa freddo è difficile proporsi.

Ciò che mi ha spinto ad alzare la mano è stato l’ignoto. Non avevo mai avuto il contatto con un cavallo, ma l’idea di constatare il leggendario effetto benefico che può dare questo animale a ragazzi con problemi mi caricava di energia. Per circa due anni ho accompagnato i ragazzi in cascina ed insieme a loro ho imparato a conoscere questo meraviglioso animale.

Ho avuto la possibilità di scoprire la magia che si crea quando entri in contatto con lui, ma ho anche sperimentato tutte le difficoltà da superare per avvicinarsi senza timore.

Il cavallo è un animale imponente, bello da vedere, ma difficile da toccare. Superata la paura di toccarlo con tutte le distanze di sicurezza stabilite, l’ulteriore timore era salire in sella e fidarsi di lui. Ho provato anch’io a fare i tre scalini della scala che si usa in campo di lavoro per facilitare la salita, e vi assicuro che, per chi monta per la prima volta, fa un certo effetto staccare i piedi da terra anche se sei un normodotato!

Quando si lavora col cavallo tutte le difficoltà si annullano!

Partecipando assiduamente all’attività, spesso è stato necessario che affiancassi l’operatrice durante il lavoro in campo. L’educatrice è una figura di riferimento molto importante: per i ragazzi è rassicurante averla vicino sia nei momenti di maggior ansia sia quando c’è da festeggiare una vittoria.

È utile anche che ci sia un’intesa professionale con l’operatore: è necessario un lavoro di èquipè per assicurare ai ragazzi la massima efficacia dell’intervento. Dopo due anni l’operatrice mi propone di partecipare ad un corso per assistenti di equitazione integrata EQUITABILE® ed ho subito accettato per diversi motivi: sicuramente la passione per questo nobile animale e la speranza di nuovi sbocchi professionali, ma soprattutto la possibilità di apprendere maggiori informazioni per accompagnare nel miglior modo possibile il percorso che ogni ragazzo disabile e non si accinge a fare quando decide di misurarsi con l’attività equestre.

Partecipando a questo corso ho avuto modo di constatare quanto il mondo della disabilità è completamente ignoto ancora a molti. Per fortuna esistono questi momenti d’incontro ove persone appartenenti ad ambiti di lavoro completamente differenti, ma con passioni comuni, hanno l’occasione di “crescere” insieme ed entrare in contatto con l’essenza di realtà diverse.

Il corso offre sia la possibilità di lavorare in gruppo scoprendo la difficoltà di trovare un accordo (e scendere a compromessi ) con persone diverse da sé per vissuti e cultura personale sia di allargare gli orizzonti della propria conoscenza. Al termine degli incontri formativi è rimasta la soddisfazione di tanto impegno ripagato e la consapevolezza che ognuno di noi può esserci a condizione che sia disposto a sottoporsi ad un riesame del livello delle proprie capacità, ma soprattutto dei propri limiti.

Maddalena Orzelleca
Educatrice Professionale e Operatore 1° liv. EQUITABILE®