Chi non ha pensato prima o poi di investire parte del proprio tempo nel volontariato, magari mettendosi alla prova dove più ritiene di esprimere le proprie capacità al meglio?

Sempre più persone si avvicinano al Sociale attraverso la porta del Volontariato, spesso con una partecipazione al limite del professionale, attraverso un ampio ventaglio di ruoli e potenzialità. Se da un lato è un fenomeno che desta sempre maggior interesse in Italia, dall’altro rischia di risentire delle criticità socio-economiche che la nostra Società è chiamata ad affrontare in un mondo sempre più volto all’individualismo e desensibilizzato alle tematiche della collettività.

Da qualche anno a questa parte si assiste però ad un certo calo della partecipazione tra i più giovani, segno di una crisi motivazionale associata ad un diffuso logorio degli ideali. Al contrario, fortunatamente, l’impegno degli over 65enni è invariato.

Così come nelle differenti attività del Sociale, anche nel campo dell’ippoterapia e della rieducazione equestre è molto forte uno “zoccolo duro” di supporter che, grazie ad una certa predisposizione verso il cavallo o per una specifica sensibilità verso il mondo delle disabilità, garantisce la regolare fruizione dei servizi offerti, contribuendo inoltre ad abbattere molteplici voci di costo.

Regolarmente si avvicinano al volontariato “equestre” semplici appassionati del settore, persone con interessanti competenze pratiche (perché magari praticano più o meno assiduamente lo sport equestre), pronte a diventare una valida risorsa per l’intera organizzazione; alla pari si approcciano la mondo dell’equitazione integrata® anche aspiranti volontari senza esperienze nel campo ma con specifiche competenze trasversali in linea con differenti mansioni.

Molti –soprattutto i più giovani- pensano che svolgere volontariato in un centro di ippoterapia o una associazione sportiva (o di volontariato) significhi solamente lavorare a diretto contatto con i cavalli, pulendoli, gestendoli e, magari, montandoli: purtroppo sarebbe riduttiva una aspirazione del genere e forse un po’ tendenziosa…

Le attività dove il volontario può venir coinvolto sono tra le più disparate: non solo pratiche sul campo ma anche nel “dietro le quinte”, come il supporto di segreteria, amministrazione, ricerca fondi, organizzazione eventi o semplicemente stoccare il fieno in fienile all’arrivo del trattore del contadino…

Aspetti questi che si concretizzano a seguito di una approfondita conoscenza del candidato, delle sue aspettative e delle disponibilità materiali che può garantire, non da ultimo a livello temporale.

E’ certamente cura dell’organizzazione incentivare le predisposizioni dell’aspirante volontario, individuandone le reali potenzialità attraverso un bilancio delle competenze per garantirne la massima espressione all’interno del gruppo di lavoro.
Non è però con una semplice accettazione di un incarico che si diventa volontari: l’avvicinamento alla piena operatività dovrebbe essere accompagnato da un periodo di formazione (quantomeno affiancamento) certamente dopo aver sensibilizzato il candidato sulla conoscenza della Realtà che intende sostenere con il proprio servizio.

Quanti volontari non sono infatti a conoscenza di cosa realmente propone l’organizzazione?

Quanti non sono coinvolti nei processi operativi o, ancor peggio, non vengono indottrinati ad una azione sinergica con il modus operandi dell’intero gruppo di lavoro?

Una formazione equestre per i volontari

La base di competenze che il volontario mette in dote in alcune circostanze ed in alcune attività possono rivelarsi sufficienti, alcune volte molto superiori ai livelli qualitativi dell’associazione stessa (immaginiamo un volontario di segreteria o amministrazione che, appunto, opera in quel determinato ambito di lavoro come può migliorare l’aspetto gestionale di un centro!); altre volte non sono sufficienti: in queste circostanze diventa importante una formazione specifica.

Per garantire la piena operatività dei servizio offerti e per sviluppare la professionalità del volontariato in ippoterapia spesso vengono organizzati corsi per implementare le competenze dei nuovi supporter sostenendone indirettamente l’importanza del loro ruolo; nel caso specifico dell’Equitazione Integrata® ad esempio, EQUITABILE® ha da anni individuato specifici percorsi di formazione per volontari, indetti e proposti direttamente dai centri affiliati proprio per incentivare e specializzare ad attività sempre più consapevoli ed efficaci.

In generale tutte le associazioni (sportive, di volontariato, ma anche gli stessi centri di ippoterapia) si prendono carico di investire sulle “risorse umane” con specifici interventi che possono essere tra i più differenti:

  • formazione pratica nel gestire il cavallo come assistente durante le riprese integrate;
  • indottrinamento nel promuovere attività a terra per i ragazzi in attesa di svolgere la loro lezione a cavallo;
  • specializzazione in ambiti particolari di gestione dell’associazione, come segreteria, ricerca fondi, organizzazione di feste ed eventi;
  • formazione nell’utilizzo dei semplici programmi web per sviluppare e mantenere il sito dell’associazione…

Il campo equestre può risultare particolarmente attrattivo per i più giovani aspiranti volontari proprio perché richiama ad una esperienza “alternativa” di partecipazione sociale, in un contesto all’aria aperta, magari a contatto di altri giovani.
Con l’occasione del cavallo viene inoltre incentivata una forma di educazione informale alla sensibilizzazione verso le diversità in generale: un’importante spunto per la formazione di una coscienza civica matura e grande palestra di vita atta alla prevenzione del sempre più diffuso
disagio giovanile.

Il Sociale Equestre, all’interno del quale si possono menzionare non solo l’Equitazione Integrata ma anche l’ippoterapia, la Riabilitazione Equestre e lo sport paralimpico, può diventare così una interessante molla motivazionale che propone esperienze concrete ed appaganti, fondate sulla consapevolezza della realtà di un territorio e sull’importanza del volontariato in ippoterapia come partecipazione attiva per il bene della collettività.