Quando si avvicina la bella stagione, dopo mesi di ippoterapia svolta al freddo ed nel chiuso di un maneggio coperto si desidera iniziare a lavorare in un campo all’aperto per godersi il tepore del sole e partecipare al risveglio della natura.
E’ tutta un’altra sensazione lavorare all’esterno.

Il piacere delle stimolazioni sensoriali della campagna certamente possono fornire nuove emozioni a molti dei nostri cavalieri disabili, ma attenzione: non è la soluzione che può valere per tutti! Infatti, per alcune soggettività (iperattivi, difficoltà attentive, alcuni interessamenti della sfera psicotica come l’autismo ecc..) il lavoro in un campo aperto può risultare persino negativo sul fronte degli obiettivi da perseguire….

Certo è che –se abbiamo riabituato i nostri cavalli al lavoro nel maneggio esterno– le proposte di ippoterapia possono dare nuovi e rinnovati stimoli positivi; non per altro, l’ambiente diventa il più simile possibile alla natura del cavallo aumentando la percezione di benessere non solo dell’animale, ma anche delle persone che lavorano con lui…

Nei mesi estivi, quando il caldo si fa più opprimente e si inizia a ridurre il carico di stimolazioni ai nostri praticanti (vuoi perché ci stiamo indirizzando verso la fine dell’anno, vuoi perché ci si concentra su altri obiettivi o attività, magari dal taglio più ludico-ricreativo),  chi non ha mai pensato alla possibilità di andare a fare una bella passeggiata a cavallo in campagna al posto di proporre uno strutturato intervento di ippoterapia in maneggio?

Molti operatori, forti di location esterne all’impianto sportivo particolarmente suggestive, iniziano a portare in passeggiata alcuni dei loro cavalieri disabili (vogliamo sperare non tutti) per rendere più apprezzabile ed interattiva l’attività equestre.

passeggiata-a-cavalloAl di la delle differenti modalità nello strutturare l’iniziativa, per la quale ci aspetteremmo un sensibile incremento dei livelli di sicurezza visto il grado di pericolosità della proposta, ci sentiamo alquanto critici nel sostenere la promozione delle passeggiate all’esterno con utenti disabili: questo essenzialmente per il carico di responsabilità che ciò comporta e per rischi dettati dall’imprevedibilità degli eventi che possono capitare negli spazi aperti fuori dal maneggio.

Alcuni centri hanno la fortuna di essere completamente immersi nella natura e posizionati lontano da strade trafficate; alcuni maneggi sono dotati di sentieri al loro interno che portano sino ai confini della proprietà: chi opera in queste ultime strutture equestri è certamente più agevolato perché, se i cavalli conoscono i percorsi ed hanno dato nel tempo certezze in materia di affidabilità, sarebbe meno esposto a possibili rischi. Abbiamo utilizzato il condizionale perché con i cavalli la sicurezza assoluta non esiste!

Disabilità e passeggiate a cavallo: un argomento spinoso.

Chi è esperto di turismo equestre sa bene quanti imprevisti possono capitare durante le passeggiate (anche le più semplici) all’esterno del campo di lavoro; per questo motivo è determinante una buona dose di previsionalità e competenza ad affrontare le più disparate situazioni che possono realizzarsi. Se –in aggiunta- abbiamo in sella un cavaliere disabile, magari impacciato nei movimenti, spesso pesante fisicamente, o lento nell’eseguire quanto richiesto dal suo tecnico i rischi possono aumentare esponenzialmente.

D’accordo: il lettore potrebbe ribattere che il cavaliere non sarebbe lasciato solo nel gestire l’animale (quindi è preclusa la guida autonoma)…che la proposta sarebbe rivolta a micro-gruppi di soli cavalieri con buone competenze e un’alta consapevolezza su ciò che si va a proporre…che ogni binomio, oltre ad avere un assistente che tiene a mano il cavallo, prevede un tecnico al fianco alla persona…che i cavalieri sono dotati di tutti gli ausili protettivi (casco, corpetto rigido…) ed adeguata copertura assicurativa…che il “giretto” è circoscritto negli spazi limitrofi al maneggio, quindi facilmente raggiungibile in caso di imprevisti…

Questi sono tutti elementi sottintesi che per noi di EQUITABILE® sono fondamentali, e che non avrebbero neppure bisogno di evidenze ulteriori in quanto alla base dei Must del Movimento: sicurezza, competenza e rispetto del cavallo e della Persona Debole innanzitutto.

Alcuni potrebbero obiettare che potremmo apparire come quelli che sottolineano le differenze e creano i famosi ostacoli per evidenziare l’handicap delle persone deboli: “Proprio per l’importanza dell’inclusione è doveroso farli partecipare a queste iniziative perché abbattono quel gap che li etichetta come disabili…”

Nulla di più sbagliato: proprio per il grande rispetto che è dovuto ai nostri cavalieri è determinante proteggerli e metterli in condizione di non arrecare loro danni che possano ulteriormente aggravare la loro condizione. Inoltre, “far fare loro tutto ciò che fanno i cosiddetti normodotati” ha il sapore di una sterile mission supportata da un buonismo inutile e sconfinato; significa non rispettare limiti e potenzialità che caratterizzano ognuno di noi indipendentemente da possibili o probabili “etichette” che ci portiamo dietro!

“Non c’è peggior cosa di far parti uguali tra diversi!” Questo sosteneva con grande senso di giustezza Don Milani.

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Ad integrazione, è doveroso citare l’articolo 115 del Codice della Strada, che definisce le condizioni per condurre un animale su strade pubbliche: idoneità psicofisica e quattordici anni compiuti.

I nostri ragazzi che praticano ippoterapia, rieducazione equestre o equitazione integrata® (molto) spesso non hanno quel particolare tipo di idoneità psicofisica, che non deve essere confusa con l’idoneità alla pratica sportiva non agonistica che è altra cosa!
Quindi non possono condurre cavalli su strada pubblica, sia essa strada bianca, mulattiera, sentiero, terreno demaniale, spiaggia…

Si potrebbe “cortocircuitare” il pronunciamento di legge con la tenuta a mano del cavallo da parte di persona competente, tecnicamente abile e dalle sopra citate caratteristiche menzionate dal codice: in questo caso la conduzione sarebbe effettuata da quest’ultima, non dal cavaliere in sella. Ma su questo argomento ci sono pareri contrastanti…

Se volessimo –dobbiamo- sottostare a quanto imposto dalla Legge probabilmente l’unica soluzione sarebbe quella di effettuare passeggiate all’interno di proprietà private cintate. Ricordiamoci però che questa soluzione non annulla i possibili rischi sopra menzionati e la potenzialità di venir chiamati a giudizio di fronte ad un fatto increscioso.

Inoltre, sul piano puramente formale non confondiamo la proposta più o meno estemporanea della passeggiata a cavallo all’aperto come sostitutiva al regolare intervento di ippoterapia: sono due proposte differenti con obiettivi, modalità e ripercussioni distinte!

Come si può chiaramente desumere, non siamo accaniti fautori delle passeggiate all’esterno del maneggio con utenti disabili; siamo però certi che non è possibile generalizzare questi nostri dubbi su tutti i cavalieri deboli che praticano attività riconducibili all’ippoterapia, lasciando ai singoli tecnici onori ed oneri nel proporre queste iniziative.

Ci sentiamo solo di raccomandare il giusto “sale in zucca” e alti livelli di preparazione e protezione per non rischiare brutte esperienze…