Nel precedente articolo abbiamo parlato della sordità e di come questa componente deficitaria che colpisce la sensorialità tende a porre un limite nell’interazione con il restante mondo degli udenti.

Abbiamo sottolineato che la comunicazione è alla base del vivere comune e di come anche le persone sorde comunichino tra loro e con gli udenti; abbiamo ipotizzato quanto possa essere importante un incontro tra queste diversità nel contesto equestre e di come il cavallo possa essere un facilitatore di interazione in un clima informale ma ugualmente efficace.

La sfida è dunque quella di avvicinare il mondo delle persone sorde e il restante mondo degli udenti. Il cavallo potrebbe essere un punto di unione.

Permettere ad una persona sorda, esattamente come ad un udente, la possibilità -se lo desidera- di montare a cavallo è una sfida che crediamo possa essere vinta in partenza.

Ci sono punti di unione e di disunione tra il mondo del cavallo e del sordo:

  • Il cavallo ama i toni dolci e caldi, il sordo esprime suoni gutturali e duri
  • Il cavallo necessita di un certo grado di equilibrio, il sordo ha una certa carenza di equilibrio. La difficoltà dell’equilibrio è una caratteristica che bisogna tener conto quando si ha a che fare con un sordo in quanto potrebbe esserci questa carenza. Altra cosa da tenere conto è la eventualità di fenomeni di vertigini causati dalla non completa funzionalità dell’apparato uditivo.
  • Il cavallo ama il tatto come modo di comunicare, il sordo comunica anche con il tatto;
  • La persona sorda “sente” percepisce certe emozioni proprio come il cavallo sa quali tensioni vive il suo cavaliere.

Potrebbero questi due mondi convivere?

Potrebbe la persona sorda avere il piacere di montare e lasciare libera la sua mente mentre vive la gioia di cavalcare la “natura” e “sentire” l’unione con un animale cosi nobile? Noi crediamo di si.

Come guidare un sordo ai primi contatti

La persona sorda benchè caratterizzata da una menomazione sensoriale importante non è priva di intelligenza o capacità: ha solo difficoltà nella comunicazione e nella possibilità di acculturarsi perchè ancor oggi mancano attenzioni e stimoli sufficienti verso questo particolare tipo di utenza.

Pertanto l’operatore che vorrà avvicinare una persona sorda al cavallo dovrà comunicare in modo semplice ma non infantile, dovrà essere esaustivo nelle spiegazioni ma non prolisso. È fondamentale, ovviamente, conoscere la L.I.S (lingua italiana segni) questo perché non è sufficiente scrivere o far vedere qualcosa perché il sordo capisca e capisca appieno.

Una volta in scuderia è buona norma farlo familiarizzare con l’ambiente spiegando le funzioni di ogni aspetto strutturale, club house, bagni, spogliatoio, scuderie, campo ecc.

Si è trovato molto utile utilizzare un dispositivo mobile, un computer, per far vedere alcune immagini legate alle norme di sicurezza da adottare in relazione al cavallo e alla sua cura, come il non passare dietro il cavallo, non fare gesti bruschi, non “urlare” badare alle zone sensibili della struttura del cavallo.

Molto utile è anche far vedere, prima in video e poi dal vivo come spazzolare, pulire i piedi, la criniera, la coda, come sellare come mettere la testiera o come tenere le redini ecc.

Si ritiene altresì utile far prima provare a montare su una sella assicurata ad una struttura fissa (senza cavallo), cosi da far vedere come infilare le staffe, come tenere i piedi, talloni, come dare gambe ecc. fatto questo l’attenzione si presta al campo facendo un giro a piedi, spiegando gli angoli, il lato corto il lato lungo, spiegando la mano da tenere e cosa significa andare a mano dx/sx ed i primi rudimenti di orientamento in maneggio.

Quando la persona si dimostra pronta a montare in sella è buona norma fargli indossare il cap avendo cura di chiedere se il cavaliere ha un impianto cocleare per evitare di urtarlo o danneggiarlo durante il posizionamento del copricapo rigido..

Le prime lezioni sono solo di confidenza con il nuovo ambiente che lo circonda e con l’animale; avendo le ovvie difficoltà nella comunicazione si assicura il cavallo con una lunghina cosi che da in lato la persona sorda si possa concentrare unicamente su di se, sul suo assetto, osservando il mondo che lo circonda, e dall’altro possiamo fargli vedere il percorso della pista che dovrà poi fare da solo, quando tutto ci garantirà la piena sicurezza dell’intervento.

Si ritiene indispensabile che vi siano almeno due facilitatori della comunicazione, parlanti col linguaggio dei segni LIS, disposti diagonalmente in prossimità dei due angoli opposti per garantire la perfetta comprensione (e campo visivo per il cavaliere sordo) di quanto richiesto dall’istruttore.

La possibilità di far provare il trotto alla corda si è dimostrato un ottimo mezzo per aumentare lo stimolo all’equilibrio senza pesare sulla bocca del cavallo con in uso improprio delle redini, soprattutto se si assicurano le redini alla sella e si incoraggia il sordo a stare sull’inforcatura arrivando al punto di fargli aprire le braccia mentre si va ad un trotto raccolto.

L’ultima fase è quella di lasciare che il sordo sia libero di fare passo e trotto senza lunghina, percorrendo la pista e le varie figure di maneggio, passando sopra le barriere ecc. Il tutto permetterà certamente di migliorare non solo il benessere del cavaliere sordo, ma anche di incentivare la sua autostima personale.

Se non è possibile avere sempre la disponibilità dei due facilitatori negli angoli della diagonale è fondamentale che l’istruttore stia ad una certa distanza ma al fianco del cavallo senza intervenire ma essendo in posizione tale da comunicare con il sordo utilizzando la L.I.S.

Diventa molto importante, a questo punto, precisare alcune cose:

  • La presenza di due segnanti ai due estremi del campo lavoro assicura al cavaliere sordo la possibilità di essere sempre in grado di recepire le informazioni in caso di emergenza, per esempio cavallo che scarta a causa di rumore improvviso.
  • Almeno uno dei segnanti stazionare nella zona che potrebbe confinare con situazione potenzialmente con fattore di disturbo per il cavallo, altri animali, trattori nelle vicinanze, passaggio di altre persone ecc. per lo stesso motivo spiegato prima.
  • Stabilire in intervallo regolare, per esempio dopo tre esercizi ripetuti, in modo tale che il cavaliere va al centro del campo cosi che tra segnante/istruttore ci sia un confronto sulle attività svolta le migliorie, suggerimenti ecc.
  • Stabilire un segno convenzionale, forse alzando il braccio, con cui si chiede una pausa per la necessità di comunicare posizionandosi al centro del campo. Il cavaliere con le mani libere può trasmettere informazioni.

Carlo Benincasa
Operatore di Equitazione Integrata® EQUITABILE® e Presidente di ASVO-Medicalis