Quando si parla di ippoterapia o attività equestri rivolte a soggetti deboli è difficile assistere ad una chiara sottolineatura sul benessere del cavallo e sul suo ruolo di protagonista attivo nel servizio offerto.

Alcune scuole definiscono il Nobile Animale un “mezzo” rischiando di ridurlo ad uno strumento puramente meccanico di riabilitazione; questo potrebbe far perdere il  senso di una presenza viva e partecipata all’interno di una relazione d’aiuto o di un setting di intervento terapeutico limitandone le potenzialità a sole variabili di tipo diagnostico.

Non si vuole entrare in polemica con altri modi di vivere l’animale e di metterlo a disposizione per la cura ed il recupero di soggetti disabili o disagiati, certi che –pur con differenti approcci- le più importanti realtà del panorama degli interventi assistiti in area equestre tengono certamente una alta considerazione del benessere del cavallo.

La sola passione ed amore nei confronti degli animali non è sufficiente per garantire ampi livelli di qualità della vita dei nostri colleghi di lavoro: è importante una approfondita conoscenza della loro gestione (sia da terra che in sella), del comportamento dei singoli soggetti che collaborano con noi, per valutarne lo stato di salute –non solo fisica ma anche psicologica- ed anticiparne eventuali necessità, come la sgambatura, la messa al prato per alcune ore di relax, l’apporto di una alimentazione adeguata, la proposta di un lavoro adeguato alle esigenze dei singoli animali… Questi solo alcuni dei molti aspetti che concorrono al benessere del cavallo da ippoterapia o equitazione integrata!

La maggior parte delle attività equestri rivolte al sociale prevedono la collaborazione di soggetti adulti, alcune volte “vecchierelli”: questo per una maggior stabilità emotiva ed una certa tolleranza verso le tante sollecitazioni provenienti dagli stessi cavalieri disabili che non sempre attuano comportamenti ed abitudini motorie e relazionali di difficile interpretazione e spesso vissute come aggressive. Un cavallo con una consolidata “esperienza di vita” risulta sicuramente meno sensibile a queste interazioni, quindi più affidabile nelle possibili ( e naturali) reazioni.

Il benessere del cavallo: il giusto mix tra salute e psiche

cavallo-grassoSpesso si pone una grande attenzione verso la salute fisiologica del nostro animale, ma senza l’attenzione verso la sfera psicologica e dello “star bene” a 360° non è possibile garantire il benessere del cavallo in senso completo.

Ecco perché è ritenuto determinante un buon bilanciamento tra momenti di lavoro attivo e momenti di serenità in box, ma soprattutto in paddock (meglio se in compagnia di compagni affidabili che non calciano…) per mantenere il più alto livello di rispetto nei confronti del nostro collega e della sua natura.

Un vecchio proverbio che sintetizza le regole basilari del benessere del cavallo sentenzia: “Cavallo sano vuol quattro cose: aria, biada striglia e strada!” a significare che è importante farlo vivere in un luogo salubre, alimentarlo in modo equilibrato e consono con una serie di fattori (quali l’età e la mole di lavoro al quale è sottoposto), mantenerlo pulito ed in movimento, sia esso lavoro o paddock.

Anche durante il lavoro diretto con i cavalieri in sella è opportuno calibrare le richieste non solo sulle particolari necessità del nostro utente e sulla base del programma individualizzato che abbiamo studiato per quella singola persona; è importante considerare che le richieste fatte al nostro cavaliere andranno ad impattare sul suo cavallo e per questo motivo sarà il caso di valutare possibili strategie per mantenere alti i livelli di attenzione non solo per il benessere del cavallo sul fronte psicologico, ma anche per evitargli la possibilità che, nel tempo, richieste erronee possano portarlo a stati dolorifici o patologici.

Ci riferiamo a strumenti coercitivi che vengono utilizzati molto spesso per sottomettere l’animale alle nostre volontà con la forza, o a richieste tecnicamente errate che rischiano di azzoppare l’animale o che conducono a comportamenti oppositivi, per non parlare del variegato mondo della ferratura del cavallo…

Già solo il pensare di far girare da fermo il nostro cavallo o di fargli fare cerchi troppo stretti (magari senza opportuno addestramento e con inefficaci aiuti da parte del cavaliere) potrebbero portare nel tempo a criticità. Di esempi ce ne sarebbero milioni per evidenziare quanti errori facciamo quotidianamente anche in modo inconsapevole!

Certo è che se vogliamo lavorare per il benessere del cavallo è importante restare sempre accesi nel domandarsi se ciò che facciamo o proponiamo è la cosa giusta anche per il cavallo, magari tenendo a mente un altro aforisma di caprilliana memoria: “Prima regola di una buona equitazione: ridurre, semplificare e, qualora possibile, eliminare l’azione del cavaliere” (e ci verrebbe da aggiungere “anche del suo istruttore!”)