In questo articolo tratteremo il tema degli anziani e ippoterapia con particolare riferimento al valore beneficiale del cavallo rispetto alle stimolazioni trasversali che possono venire indirizzare alle persone più avanti con l’età.
Depressione, ansia, demenza, disturbi della memoria: oltre a tutta una serie di problematiche neurologiche, nell’anziano si aggiungono anche le patologie “internistiche”, dettate dall’inesorabile invecchiamento e deterioramento biologico, delicato processo multifattoriale.
La diretta conseguenza di ciò, è che egli si senta spesso messo ai margini di una società che, specialmente oggi, non lascia spazio agli “improduttivi”, causando l’accrescimento di quei disturbi psicogeriatrici, ossia che coinvolgono l’infinito e misterioso settore della mente.
In quest’ottica può e deve inserirsi il rapporto della persona anziana con l’animale, in particolar modo il cavallo: è stato già ampiamente dimostrato come esso sia un “mezzo” assolutamente vitale che dà modo di ristabilire quel benessere psico-fisico troppo spesso spezzato e come il rapporto affettivo che viene instaurato sia necessario per il mantenimento della salute umana.
Rispetto al tema “anziani e ippoterapia” i miglioramenti più evidenti sono ascrivibili alla sfera dell’umore: la persona anziana si sente stimolata, al sicura, rilassata dal contatto con un animale dalla mole sì imponente, ma che dona sicuramente sensazioni di protezione immediata, nonché è in grado di raggiungere e riconquistare un degno livello di autostima, abbassatosi ai minimi grazie all’azione di alienazione della società contemporanea, che gli permette di procedere alla ricostruzione positiva dell’immagine di sé.
Oltre al controllo emotivo, l’anziano ristabilisce sì le capacità di relazione emozionale, ma anche di comunicazione: questa, avviene nello specifico, attraverso la gestualità e il contatto e, cosa ancor più importante, è esente dalla componente relativa al “giudizio” che caratterizza invece i rapporti umani, improntati su una comunicazione di tipo verbale e sempre ancorati a valutazioni e giudizi che sorgono automatici nella mente dell’interlocutore.
Gli anziani di centri diurni o case famiglia residenziali che si sono confrontati con attività coadiuvate dal cavallo, sono andati incontro quindi a diminuzioni dello stress e miglioramento del comportamento, favorendo senz’altro il buon umore: l’autostima è rafforzata e i ricordi vengono magicamente riattivati, poiché l’animale è stato, in modo particolare in passato, un componente essenziale della famiglia di tipo contadino, prototipo alla base dei nuclei sociali dell’Italia degli anni della guerra e del dopoguerra.
E’ stata ascoltata, a questo proposito, una donna nata nel 1931 nel sud Italia, che ricordava come nella stalla di proprietà di suo padre, viveva la cavalla di famiglia utilizzata per il trasporto, che spesso al mattino presentava la criniera sottilmente intrecciata, opera sicuramente delle famigerate “janare”, le “streghe” nella credenza popolare contadina della sovracitata area geografica italiana.
Durante l’anno, nelle stagioni miti come primavera-autunno e calde, come l’estate, in cui è piacevole stare all’aria aperta, le attività vengono organizzate con la presenza dell’animale e ruotano intorno a esso: è possibile promuovere così un progetto che unisca gli anziani e ippoterapia educando o ri-educando la persona avanti con l’età ad accudire il cavallo, facendogli pettinare i crini e riservandogli un posto di primo piano per la preparazione dei pasti dell’animale e dell’eventuale somministrazione, in pazienti che abbiano buone capacità motorie.
Nei mesi caratterizzati da rigidità e rigori invernali, è preferibile svolgere laboratori al chiuso e attività di tipo referenziale dove l’animale non è presente fisicamente ma è continuamente citato: si costruiscono, laddove non ci siano particolari problematiche motorie, attività incentrate, ad esempio, sugli accessori utilizzati sul cavallo, come il permettere di far ingrassare una sella, si rievocano situazioni storiche in cui il cavallo veniva utilizzato nella vita quotidiana e anche come mezzo di trasporto, che mettono in campo appunto, la sfera dei ricordi e che stimolano la memoria.
L’anziano, in questo modo, torna a riappropriarsi di se stesso, del proprio essere e del proprio vissuto, divenendo nuovamente parte di un tessuto sociale che non lo mette da parte né lo rigetta, ma lo accoglie donandogli il ruolo fondamentale di conservare una memoria collettiva, attraverso la stimolazione di quella personale, che è alla base dell’identità della nostra società moderna.
Sulla base di questi presupposti, iniziative riconducibili al tema anziani e ippoterapia possono fornire certamente grandi ritorni sotto molti aspetti, sebbene sia da sottolineare che le attività da proporre debbano mantenere ampi livelli di sicurezza (si ritiene che le attività preferibili siano quelle a terra rispetto a quelle in sella per ovvi motivi) e rispetto dei tempi e risorse cognitive, attentive, motorie e di esposizione alla fatica fisica che gli stessi utenti possono mettere in gioco in un incontro così speciale ed emotivamente coinvolgente come quello con il cavallo.
Fino ad ora l’accento è stato posto sulla fruizione del cavallo nelle attività assistite ipotizzando un bisogno da parte della persona anziana. E’ però da sottolineare che “anziani e ippoterapia” deve essere anche un tema riconducibile alla grande risorsa di quei tanti pensionati che mettono a disposizione parte del loro tempo e competenze per fare volontariato attivo, specialmente nel settore dell’ippoterapia per disabili.
Si tratta di una immensa potenzialità per tutte quelle realtà del no profit che vivono di volontariato permettendo uno scambio intergenerazionale particolarmente efficace di positività e potenzialità relazionali-emozionali, di riattivazione globale ed impegno sociale che non ha paragoni!
Angela Caputo
Mediatore Equestre EQUITABILE®
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