Non tutti i cavalli sono idonei ad intraprendere un lavoro a diretto contatto con persone deboli; una opportuna stabilità emotiva, freddezza di temperamento, pazienza  e proporzioni morfologiche sono solo alcuni degli aspetti fondanti la predisposizione di un animale alle attività assistite.

Che si tratti di ippoterapia per disabili o attività ludico sportiva è basilare un lavoro preliminare di addestramento del cavallo, specifico e finalizzato a desensibilizzarlo alle diverse situazioni nelle quali si può  trovare coinvolto per non reagire negativamente e diventare potenzialmente pericoloso.

Le caratteristiche di molti cavalieri disabili possono indicare specifiche peculiarità di intervento; questo impone un certo adattamento del setting (ambiente dove si svolge l’attività), delle procedure pratiche e delle abitudini di personale e cavalli utilizzati.

Un esempio su tutti: possono verificarsi situazioni che suggeriscono la salita in sella da destra –e tutti sappiamo che per convenzione si monta a cavallo da sinistra – come ad esempio una emiparesi dell’intero lato sinistro del cavaliere che lo ostacola nella “normale” salita anche con l’ausilio della panchetta. Può così diventare importante agevolare questa funzionalità della persona proponendo una salita in sella adattata alle sue specifiche esigenze. Va da se che queste specificità procedurali debbono essere simulate per tempo da tutto il personale coinvolto al fine di garantire sicurezza, sinergia e benessere.

Il lavoro di indottrinamento del cavallo (addestamento o, meglio, desensibilizzazione) è alla base di queste attività e dovrà essere particolarmente oculato e serio da condurlo alle nuove abitudini ricercate in tutta serenità. E’ così opportuno dimostrare certa dose di abilità addestrativa ed esperienza nel saper lavorare con i cavalli per raggiungere questo importantissimo scopo.

Come desensibilizzare un cavallo per le attività assistite

addestramento del cavallo da ippoterapiaIl cavallo è una preda, e come tutte le prede è soggetta all’istinto di fuga di fronte a situazioni ritenute potenzialmente pericolose. Quando gli si presenta una novità reagisce istintivamente modificando il suo umore: curiosità, attenzione, evitamento, timore, terrore… molte possibili reazioni che sono la normale risposta a quanto percepito della realtà.

E’ normale la reazione ad uno spavento, ovvero la presenza improvvisa di un oggetto (o situazione) inaspettato: questo prevede una risposta immediata e dal forte impatto. Il terrore è una risposta emotiva che può essere tipica di cavalli caratterizzati da problemi comportamentali o esperenziali; spesso è dovuto a brutte esperienze o coercizioni subite da parte dell’uomo.

Il timore, attenzione o evitamento sono reazioni più “stabili”, frutto della consapevolezza di una novità potenzialmente pericolosa ma non ritenuta così minacciosa in quanto vi è una ragionevole possibilità di fuga-allontanamento.

In queste ultime reazioni si può lavorare molto bene ottenendo ottimi risultati, ma è importante una buona dose di pazienza ed abilità di osservazione (e decodifica) dei comportamenti dell’animale. Diventa importante saper proporre la novità avvicinandola al cavallo (o avvicinando il cavallo ad essa) con una certa progressione e per periodi sempre più dilatati, senza mai portarlo a livelli di stress eccessivi perché verrebbe prodotto un risultato contrario a quanto voluto. L’accettazione della novità, ed il conseguente comportamento tranquillo nell’approcciarsi, rientra nella cosiddetta desensibilizzazione dell’animale.

Palle colorate dalle differenti dimensioni, cerchi di plastica, cestini, corde, birilli, oggetti sonori o dalle innumerevoli forme e caratteristiche sensoriali, grandi solidi costruiti con materiali diversi e dai colori più accesi…veramente tanto materiale specifico che può apparire totalmente sonosciuto a normali cavalli da scuola di equitazione!

Durante l’addestramento del cavallo è importante associare benessere e piacere ad una situazione nuova: una carezza, parlare dolcemente e con toni persuasivi, mettere in condizione l’animale di poter capire ciò che si desidera da lui… Porre le basi per una modificazione comportamentale in tutta tranquillità insomma.

Quando il cavallo non vuole avvicinarsi ad un oggetto o teme una novità, l’osservazione un soggetto più esperto che si avvicina ed accetta in tutta tranquillità la situazione può rivelarsi risolutivo; in certi casi può aiutare l’andar noi da soli all’oggetto toccandolo ed invitando l’animale ad avvicinarsi.

Non solo oggetti ma anche azioni e metodiche operative specifiche del servizio. In equitazione integrata™, come in rieducazione equestre, si svolgono attività e procedure differenti dall’equitazione normale: abituare il cavallo alla presenza del tecnico al suo fianco mentre un utente monta in sella è importantissimo, così come assuefarlo ad azioni incoerenti di gambe, mani e dell’equilibrio dei differenti cavalieri che, per particolari patologie o caratteristiche comportamentali, come spasticità o ipercinesia, possono andare a stimolarlo -spesso involontariamente- rendendolo potenzialmente nervoso/pericoloso.

cavallo ippoterapiaInizialmente alcuni soggetti “stanno all’occhio”, ovvero porgono una costante attenzione verso la “novità” per decodificarla dimostrando una certa indecisione ed ansia… Quell’allerta che garantirà loro una certa prontezza autoattivante alla reazione verso il “non noto” che diventerà progressivamente “abitudine” una volta capito che non vi più è motivo di allarme.

Il cavallo che dovrà dare il suo importante contributo nel Sociale deve essere progressivamente educato ad intergire con le persone tra le più differenti e “strane” possibili: chi urla, chi gesticola in modo eccessivo ed incoerente, chi gli si avvicina in carrozzina, chi manifesta i suoi sentimenti anche con azioni anche lesive (pizzicotti, dita nell’occhio, strappo di crini…), chi oltrepassa le sue “distanze personali” e si atteggia con modi percepibili come “predatori”..,

Ci vuole veramente un santo-cavallo in equitazione integrata. Questo non significa deprivarlo delle sue naturali reazioni ed istinti per avere un soggetto “mentalmente impagliato”; è solo questione di attuare un lavoro preventivo di abitudine alle nostre situazioni. Con una buona dose di competenza equestre ed affidandosi all’intelligenza innata dell’animale nel giro di poco tempo si possono raggiungere risultati strepitosi anche con cavalli per i quali non si era scommesso nulla!

Il premio alimentare può rivelarsi pericoloso oltre che deviante l’attenzione del cavallo; tendenzialmente sarebbe meglio evitare di ottenere qualcosa con zuccherini, carote e quant’altro perché riduce la predisposizione alla partecipazione attiva del soggetto alla situazione nuova per farlo concentrare sul mangiare. Il “contentino” può aiutare certamente ma non deve diventare l’obiettivo per addestrare un cavallo.

Se si attua la strategia del terrore e delle punizioni gratuite non si otterrà mai nulla di buono: magari si riuscirà a sottometterlo alla nostra volontà ma non lo si metterà in condizione di essere stabile e sereno. Certamente ci si troverà ad interagire con un soggetto che alla prima occasione tenderà a sottrarsi e rifiutare non per cattiveria ma per paura della situazione e del suo cavaliere.

desensibilizzazioneNon è necessario partecipare a corsi di doma dolce o stage di addestramento di cavalli per sviluppare questo sesto senso equestre; molti di questi corsi, pur apparendo come moderni ed innovativi, sono la prosecuzione di quanto già ampiamente espresso da molti autori del passato, ad iniziare da Senofonte per arrivare fino a Federico Caprilli. Sarà sufficiente associare ad una concreta esperienza sul campo ad una conoscenza teorica, senza mai dimenticare buon senso, tanta pazienza e in non incappare nell’errore di umanizzare il cavallo: sarebbe la peggior mancanza di rispetto il non riconoscere la sua natura e peculiarità!