Radicate sul territorio per offrire alle persone deboli un ambiente dal clima educativo e relazionale favorevole, le Cooperative Sociali da anni sono il naturale contenitore istituzionale del lavoro nel Terzo Settore.

All’interno dei differenti servizi proposti da queste organizzazioni no profit vi sono i Centri Diurni per Disabili, i Centri Residenziali (ovvero le micro strutture a residenzialità parziale o totale dette “case famiglia”), Servizi per la formazione delle Autonomie (S.F.A.), la gestione in appalto dei Centri di Aggregazione Giovanile e tutti quei servizi integrati di supporto quale l’assistenza domiciliare o scolastica ad esempio.

All’interno del mondo della Cooperazione Sociale vi sono moltissimi altri servizi, spesso estremamente differenti tra loro in relazione alla tipologia di utenza alla quale si rivolgono, dipendenti anche dall’indirizzo delle cooperative stesse (se di tipo A, volta all’area assistenziale ed al benessere della persona, se di tipo B, indirizzata allo sviluppo di esperienze lavorative finalizzate all’inserimento delle persone svantaggiate nel ciclo produttivo per un maggiore sviluppo dell’indipendenza personale).

Sulla base delle esigenze e bisogni del singolo ospite-utente, soggetto con caratteristiche uniche, viene stilato un progetto individualizzato di carattere socio-educativo, ricreativo, assistenziale o riabilitativo, finalizzato ad incrementare le abilità residue, a promuovere il massimo livello raggiungibile di autonomia e la più spinta socializzazione radicata al territorio di appartenenza.

Per mantenere e migliorare le competenze e per promuovere una vita sociale, la più ricca possibile di stimolazioni, vengono proposti interventi sulla persona o di gruppo, con laboratori interni, tirocini socializzanti in ambiente esterno, attività musicali, riabilitative, di piscina, palestra, esperienze residenziali in luoghi di vacanza ecc…

Quando le attività mediate dal cavallo entrano nel campo educativo…

Iniziative promosse all’aria aperta e fuori dai contesti “istituzionali” riscuotono sempre più interesse ed attenzione da parte delle cooperative sociali, complice il valore aggiunto di un clima di educazione informale che vede un più immediato ritorno sul piano del raggiungimento degli obiettivi perseguibili e sull’apprezzamento degli utenti coinvolti in queste particolari attività.
Tra le proposte a diretto contatto con gli animali la rieducazione equestre è quella in assoluto tra le più ricercate ed incentivate nel Terzo Settore, complice l’ormai riconosciuto apporto della mediazione del cavallo per il benessere dei soggetti con problemi non solo di tipo intellettivo – relazionale o  motorio, ma anche a rischio di devianza o emarginazione sociale.

Gli stessi educatori professionali riconoscono da tempo il valore aggiunto di un intervento mediato dal cavallo e delle attività assistite dagli animali in genere, spesso incentivando l’approccio informale all’aria aperta con le attività più propriamente tradizionali svolte all’interno delle strutture educative istituzionali.
Molti lavoratori del Sociale, complice una innata passione verso il mondo animale, si avvicinano sempre più frequentemente all’equitazione integrata o alla mediazione equestre per promuovere direttamente gli interventi educativi sui loro utenti o per acquisire maggiori elementi per collaborare con l’operatore tecnico durante le riprese in sella.

Se promossa da personale qualificato, disponibile ad un sinergico lavoro in equipe con la struttura inviante, è possibile adattare le specifiche progettualità sulla persona al contesto equestre, non solo nelle attività propriamente in sella ma anche e soprattutto nel cosiddetto “lavoro a terra”.

Attraverso le attività proposte per mezzo del cavallo è possibile indirizzare gli interventi su un ampio ventaglio di obiettivi di tipo educativo, psicomotorio o riabilitativo puro, dove spesso i confini tra le differenti aree si intersecano per massimizzare le stimolazioni sulla persona, spaziando dalle autonomie relazionali, allo sviluppo della motricità (fine e grossolana), alla stimolazione della sfera attentiva e mnemonica, fino allo sviluppo delle abilità di problem solving e planning. L’integrazione delle componenti di equilibrio, di propriocezione, della lateralizzazione, del raggiungimento della normalizzazione del tono muscolare e del raddrizzamento sono ulteriori elementi che vanno a sommarsi ad un approccio metodologico globale che vede nell’apporto del nobile animale un fondamentale elemento dall’insostituibile valore aggiunto.

L’area della comunicazione empatica e dell’interscambio affettivo – relazionale con l’animale possono imprimere inoltre  un grande beneficio sul piano motivazionale: il cavallo è un soggetto dalla forte polarizzazione affettiva, capace di smuovere intense emozioni e, di riflesso, stimolare la condivisione e la comunicazione con gli altri protagonisti coinvolti nell’attività.

I differenti interventi mediati dal cavallo

E’ importante una valutazione preliminare dei possibili fruitori alle attività mediate dal cavallo, considerando non solo le aspettative della persona ma soprattutto ponderando al meglio gli obiettivi che l’equipe desidera perseguire con questo specifico intervento; una condivisione di questi aspetti, oltre alla definizione delle eventuali patologie indicate o meno all’equitazione integrata, permetterà certamente di individuare i soggetti con le più ampie possibilità di riuscita nelle esercitazioni e di tararne le reali potenzialità nel contesto equestre.

Attività che “sulla carta” dovrebbero prevedere 30-45 minuti di intervento sulla persona spesso non possono vedere una piena realizzazione per questioni puramente organizzative e pratiche, oppure di tipo economico; negli appalti con gli Enti Locali, le cooperative sono soggette a garantire un certo numero di servizi (tra i quali anche la rieducazione equestre) per i loro utenti: ci si trova così a mediare tra qualità del servizio e numero di fruitori coinvolti che, all’interno del loro calendario settimanale si trovano a svolgere una serie di iniziative interne ed esterne alla struttura.

Ecco perché nella fase organizzativa preliminare all’attività si rivela particolarmente vantaggioso definire con particolare oculatezza il tipo di intervento relativamente alle risorse a disposizione: le cooperative sociali in genere hanno a disposizione “da appalto” un certo budget per le differenti attività e questo obbligatoriamente pone dei limiti alla progettualità sull’utenza. Una buona condivisione sugli obiettivi prefissati e la possibilità di creare percorsi differenziati e specifici alle differenti esigenze permette agli educatori di scoprire una nuova modalità di approccio pedagogico, stimolando in loro una nuova spinta nel progettare sull’utenza in carico.

Pensare di promuovere attività equestre per 10 utenti in una mattina non avrebbe senso sotto l’aspetto educativo o riabilitativo – l’intervento si ridurrebbe al mero “giretto a cavallo”, iniziativa ludica “dignitosa” ma non certamente strutturata ad altri obiettivi più importanti- così come lo stilare un programma di lavoro stagionale (es. solo in primavera e/o autunno) per sfruttare i periodi belli dell’anno.

La rieducazione equestre come tutte le attività proposte in modo organico e professionale, prevede tempi e modalità di realizzazione ben definiti: per permettere all’equipe una opportuna valutazione periodica degli obiettivi perseguiti, si rende obbligatoria una scansione temporale che segua almeno il calendario scolastico (nove mesi) e che preveda in genere almeno 2-4 anni di intervento.

La poliedricità dell’intervento mediato dal cavallo sia nelle proposte in sella che nei progetti di tipo zooantropologico  permette la definizione di molteplici modalità di intervento in relazione alle specifiche particolarità dell’utenza coinvolta nelle attività.

Da sottolineare che un intervento globale non deve prevedere la sola attività in sella perchè rischierebbe di denaturare le potenzialità della relazione con l’animale; le attività a terra si rivelano complementari al montare in sella e spesso divengono sostitutive nei periodi dell’anno piovosi se non si ha a disposizione un maneggio coperto per garantire la continuità del percorso.

La sinergia dei differenti interventi sulla persona ed un lavoro di equipe coordinato e opportunamente supervisionato potrà così permettere il raggiungimento di importanti risultati che spesso vedono una continuità di un servizio particolarmente apprezzato dall’utenza, dagli educatori di riferimento e dalle famiglie.